Grandi mostre. 1 
Arshille Gorky a Venezia

UN OUTSIDER
DEL XX SECOLO

Costretto a emigrare negli Stati Uniti a seguito della persecuzione turca, l’armeno Gorky, sensibile fin dall’inizio a Cézanne, poi a Matisse, ai cubisti e ai surrealisti, è riuscito a elaborare un linguaggio fondato su una grande libertà espressiva e a gettare le basi per la nuova arte astratta americana.

Sileno Salvagnini

S

arà questa a Ca’ Pesaro (8 maggio - 22 settembre), curata da Gabriella Belli e da Edith Devaney, la prima grande retrospettiva italiana su Arshile Gorky, con circa un’ottantina di opere. Era nato in Armenia a Khorkom, villaggio vicino al lago di Van, nel 1904. Fu costretto, a seguito delle persecuzioni turche, a fuggire nel 1920 negli Stati Uniti, dove cambiò il suo nome originale (Vostanik Manoug Adoian) nello pseudonimo col quale è noto, in omaggio al grande scrittore russo Maksim Gor’kij.
Qual è stata, in Italia, la fortuna critica di Gorky? Forse sarebbe più esatto, come argomenta in catalogo Gabriella Belli, parlare di sfortuna critica, viste le poche mostre e la sparuta - anche se agguerrita - pattuglia di critici e artisti che ne hanno parlato. A parte infatti qualche opera esposta alle Biennali di Venezia fra il 1948 e il 1952, la sua presenza nella grande mostra The New American Painting, voluta dal MoMA di New York, che fra il 1958 e il 1959 fece conoscere gli espressionisti astratti in otto paesi europei tra cui l’Italia, alcune personali in gallerie private come l’Obelisco di Roma o articoli in riviste da parte di artisti quali Afro e Toti Scialoja, si dovrà attendere la Biennale veneziana nel 1962 e la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma nel 1967 per vedere esposto un numero cospicuo di suoi lavori. Nemmeno le pubblicazioni si può dire siano state numerose: se si eccettua la monografia che scrisse nel 1962 il grande critico americano Harold Rosenberg, prontamente tradotta lo stesso anno da Rizzoli, bisogna aspettare il 2010 per leggere in italiano l’importante biografia scritta da Matthew Spender nel 1999.

Immagini bidimensionali, libere,
che sembravano fluttuare in uno spazio senza tempo


Chi era Gorky pittore? Dal 1922 al 1924 frequentò la New School of Design di Boston, diventando anche assistente. I suoi primi lavori come Chiesa di Park, Boston (1924) rivelarono un artista attento a quanto era accaduto in Europa, in particolare alla lezione di Cézanne, come testimonia la Natura morta del 1928. Il grande pittore francese sarà un suo riferimento costante anche quando alla fine del 1924 si trasferirà a New York, dove insegnerà alla Grand Central School of Art. Nella metropoli dipingerà quadri come Paesaggio. State Island (1927-1928), oppure Autoritratto (1928- 1931 circa), dove si ritrasse secondo uno schema che ricordava da vicino Matisse.


Un anno, l'asclepiade (1944), Washington, National Gallery of Art.

Immagine a Khorkom (1936), Buffalo, Albright-Knox Art Gallery.