«L’arte dovrebbe essere qualcosa che libera la tua anima, provoca l’immaginazione e incoraggia le persone ad andare oltre». È un pensiero semplice quanto potente quello di Keith Haring (1958-1990), artista e attivista americano che fece parte della leggendaria scena artistica di New York negli anni Ottanta, dominata da Andy Warhol e Jean- Michel Basquiat, quella dello Studio 54 e del Club 57.
Noto al grande pubblico per le sue opere colorate e per il suo repertorio visivo diventato iconico (cani che abbaiano, bambini striscianti e dischi
volanti), gran parte del suo lavoro ha risposto agli eventi sociali e politici a lui contemporanei, dalla battaglia per il disarmo nucleare a quella
contro l’apartheid in Sud Africa e contro l’Aids, malattia che gli fu diagnosticata nel 1988 e che colpì un gran numero di suoi amici.