«Solamente la scultura potrebbe rendere la bellezza delle sue labbra orlate, dei suoi grandi occhi pallidi e languidi e del suo collo simile a una colonna»(1), scrive André Breton osservando estasiato il viso di Lee Miller. Solamente la scultura, con la sua forza e la sua presenza, la sua fierezza e duttilità, potrebbe simboleggiare il carattere energico di un’artista coraggiosa, una donna indipendente, una fotografa elegante e sagace, che senza esitazione si è immersa nel flusso dei più grandi eventi storici riportandone il volto dei protagonisti, trasformando la realtà in onirismo ma non esitando a svelarne gli aspetti più crudi quando la verità esige di essere rivelata. Lee Miller ha vissuto tante vite in una, ha attraversato continenti, rivestito i più diversi ruoli per trovarsi sempre parte attiva in quei luoghi cardine dove l’arte e la storia hanno scritto l’identità del Novecento. La sua è una vita intensa che lei stessa definisce «un puzzle intriso d’acqua, pezzi ebbri che non si accordano né dalla forma né dal disegno»(2).
Elizabeth Miller nasce il 23 aprile 1907 a Poughkeepsie nello stato di New York, il padre ingegnere ama sperimentare con la fotografia, ritrae spesso i
suoi figli, i due maschi e soprattutto Lee, il cui corpo nudo appare in diversi scatti. L’infanzia dell’artista è segnata dal dramma della violenza
sessuale subita a sette anni da parte di un amico di famiglia; l’adolescente cresce inquieta e ribelle, al liceo si fa espellere da tutte le scuole e
nel 1925 il padre decide di inviarla per un anno a Parigi. Tra cinema e teatri Lee Miller scopre la moda degli anni Venti, i capelli corti alla
“garçonne”, il rossetto sulle labbra, l’andatura elegante e audace.
Una volta tornata a New York e iscrittasi all’Art Students League, si fa notare per la sua bellezza raffinata e prorompente che non sfugge a Condé Nast,
proprietario delle riviste di moda “Vogue” e “Vanity Fair”, il quale casualmente incrocia in strada una Lee Miller distratta che afferra per un braccio,
salvandola appena in tempo da una macchina che stava per investirla. Basta uno sguardo e il numero di “Vogue” del 15 marzo 1927 esce con il volto di Lee
in copertina, disegnato da Georges Lepape. Da allora Nickolas Muray, Arnold Genthe, Edward Steichen, i più grandi fotografi del tempo, la ritraggono per
la stessa rivista. Modella più che seducente, viene immortalata in abito da sera in uno scatto di Steichen per fare la promozione della Kotex, una nota
marca di assorbenti.