Gli antefatti sono importanti: tre-quattro milioni di anni fa Lucy, o Australopithecus afarensis, il celebre ominide più antico del mondo; in una preistoria meno remota, begli esempi di arte rupestre sia a Nord (regione di Aksum nel Tigrè) sia a Sud (valle del fiume Omo). Ancor più recentemente la prima realtà “statale” dell’Etiopia è il regno di Aksum: si forma fin dal IV secolo a.C., ma fondamentale è la figura del re Ezana (320-342 d.C.), convertito al cristianesimo da predicatori siriani. È l’origine della chiesa etiopica, ortodossa monofisita (le due nature del Cristo, divina e umana, sono fuse in una sola), influenzata anche dai copti del vicino Egitto. Ad Aksum, si dice, si conserva, nella chiesa di Maryam Sion, l’Arca dell’alleanza: secondo una narrazione locale dedicata alla vicenda di Salomone e della regina di Saba, quest’ultima, qui chiamata Macheda, era etiope e non araba; dalla loro relazione nacque Menelik, che ebbe in dono dal padre la preziosa teca, regalata a sua volta da lui ai re aksumiti. Nella stessa Aksum, la “vox populi” attribuisce alla regina i resti di un vasto palazzo probabilmente appartenente, invece, alla dinastia locale: un poderoso podio con muratura a riseghe più volte ricostruito tra I e VII secolo.
Sono celebri le stele, o meglio gli obelischi in granito che svettano nella necropoli regale. Quello attribuito allo stesso Ezana è alto ventiquattro
metri; ben noto è pure quello che era stato portato a Roma durante la guerra coloniale del 1935-1936, restituito nel 2005 e ora rimesso al suo posto in
un grande parco archeologico. Questi monumenti riproducono, estremamente sviluppati in altezza, elementi dell’architettura residenziale. Sono visibili
travi orizzontali, e anche porte, finestre e finestrelle, che negli edifici “veri” sono fissate mediante travicelli lignei infilati perpendicolarmente
in corrispondenza dei quattro angoli, emergendo in facciata con tipiche sporgenze dette “teste di scimmia”: la riproduzione è accuratissima.