ACCADEMIA CARRARA
L’Accademia Carrara di Bergamo vanta una storica pinacoteca con capolavori di Pisanello, Mantegna, Bellini, Tiziano, Raffaello, Moroni e molti altri di origini illustri, dal Trecento all’epoca neoclassica. A questi si affiancano dipinti anonimi, quadri senza nome, come li chiamava Zeri, ma altrettanto importanti. La loro corposa fortuna critica viene enunciata e rivista in questo volume, prima tappa della ricatalogazione scientifica del prestigioso museo. Il metodo è ineccepibile, con aggiornate indagini filologiche, attributive e cronologiche e con apparati che attestano le discordanze rispetto ai cataloghi degli anni Ottanta del secolo scorso a cura dell’allora direttore Francesco Rossi, che per le opere della raccolta Morelli fu coadiuvato da Federico Zeri (molto legato a questo museo, creatosi per rilevanti donazioni private). Il catalogo, coordinato da Giovanni Valagussa, esordisce con il Tre-Quattrocento, indagato dai migliori specialisti. Fra i dipinti discussi, facendo torto ai tanti di varie scuole che non possiamo citare, un intenso Ritratto di giovane è con probabilità di Giovanni Bellini, anche se nel catalogo della mostra londinese Bellini & Mantegna Neville Rowley ipotizza sia di Jacopo da Valenza. Alla stessa mostra l’autunno scorso vedemmo la piccola Resurrezione di Cristo, con mirabili figure scorciate o a profilo perduto, ora tornata a Bergamo con molti onori. Da vero detective Valagussa l’ha assegnata senza più dubbi a Mantegna, precisando che in origine faceva parte di una tavola di collezione privata con la Discesa al limbo nella zona inferiore. Fra le attribuzioni dibattute, quattro tavole ciascuna con un santo o un angelo, che nel 1980 attribuimmo a un “pittore lombardo-veneto”, capace di volti delicati e forme plasticamente ben definite, attivo a Bergamo con almeno due polittici dispersi. Aldo Galli lo ha ribattezzato “Maestro dei cartellini”, e come tale è qui ben indagato da Lorenzo Mascheretti. Ricordiamo anche la Storia di Virginia romana, eseguita forse per la casa fiorentina dei Vespucci in via de’ Servi, alla quale Botticelli dovette lavorare con qualche aiuto. Ma è solo qualche esempio, come si diceva, di un’opera fondamentale e di alto pregio scientifico.