Con lui la realtà si trasforma, il quotidiano assume nuovi significati, la standardizzazione diventa occasione di riflessione, la superficie delle cose
si stratifica in immagini condensate in un mix di linguaggi tra scultura, performance, “body painting” e fotografia. Liu Bolin, nato nel 1973 nella
provincia cinese dello Shandong, testimone imperturbabile dell’era contemporanea nel suo paese e altrove, ha scelto fin dall’inizio il mimetismo e il
“camouflage” come costanti della sua poetica. L’immersione in un contesto e la possibilità di mimetizzarsi al suo interno producono un’atmosfera
particolare che non può non attrarre l’osservatore. Le creazioni di Bolin sono frutto di un processo analogico, lento, in netto contrasto con l’attuale
epoca dominata dal digitale e da ritmi frenetici. Il punto di partenza è trovare il posto giusto, opzione definita dall’artista soprattutto in relazione
al contenuto sociale che quel luogo porta con sé e al messaggio che ne potrebbe scaturire. Passo successivo: il corpo di Bolin diviene una scultura
vivente durante la performance, immortalata a sua volta da una fotografia, nel momento finale in cui un meticoloso body painting compiuto dal suo staff
lo rende completamente integrato nell’ambiente. Ed ecco allora la serie di scatti qualiHiding in the Cityrealizzata quando nel novembre 2005 le autorità governative ordinarono la distruzione del villaggio Suojia (a nord est di Pechino), sede di un
centinaio di studi di artisti tra cui quello di Bolin che decise da quel momento di utilizzare la sua arte come forma di protesta silenziosa. E
ancoraMigrantsin cui l’artista oltre a ritrarre se stesso ha coinvolto, in alcuni scatti, giovani africani alloggiati in centri di accoglienza in Sicilia.
All’opposto, troviamo la serieHiding in Italy, che predilige sfondi legati al nostro patrimonio storico-artistico, oppure immagini legate al mondo della grande distribuzione. Esempi eloquenti
della sua “arte performativa fotografica” li troviamo nella mostraLiu Bolin. Visibile invisibile(Milano,Mudec - Museo delle culture, fino al 15 settembre,www.mudec.it),a cura di Beatrice Benedetti.