Architettura per l'arte


IL MUSEO DEVE
PARLARE AL PUBBLICO

di Aldo Colonetti

Da fine marzo il cartone preparatorio della Scuola di Atene realizzato da Raffaello nel 1508 è tornato, restaurato, nella Pinacoteca ambrosiana di Milano in uno spazio ad hoc ideato da Boeri

Nella seconda metà degli anni Ottanta, a Bologna fu organizzato il convegno internazionale Il museo parla al pubblico, curato dalla rivista “Alfabeta”, in particolare da Umberto Eco, Omar Calabrese e dal sottoscritto che lavoravano all’epoca per lo stesso mensile. Erano presenti direttori di musei internazionali, protagonista il mitico direttore del Louvre, Michel Laclotte, colui il quale ha rivoluzionato la filosofia “comunicativa” e progettuale con la Piramide dell’architetto giapponese Pei. In quella occasione, Eco lanciò un’ipotesi geniale e rivoluzionaria: un museo o una mostra dedicata a una sola opera, ovviamente capace di parlare non solo di se stessa, ma del contesto storico e culturale.

In sostanza la parte per il tutto; tra l’altro, quelli erano anni nei quali in Italia stava prendendo forma una politica diffusa di mostre, rivolte ai temi più vari. Ecco allora un esempio recentissimo, sulla falsariga della riflessione di Eco: una sorta di “piccolo museo” dedicato a un disegno di Raffaello.

Stefano Boeri è l’autore, insieme ai suoi collaboratori Marco Giorgio, Francesca Motta, Esteban Marquez, Daniele Barillari, Elisa Versari, del nuovo allestimento, presso la Pinacoteca ambrosiana di Milano, della sala che ospita da fine marzo il più grande cartone rinascimentale arrivato fino a noi (285 x 804 cm), di Raffaello Sanzio, del 1508, realizzato in preparazione dell’affresco della Scuola di Atene, situato nella Stanza della Segnatura dei Musei vaticani, commissionato da papa Giulio II.

Siamo di fronte a un’opera che viene da lontano, conservata in modo splendido, dopo un restauro durato quattro anni, diretto da Maurizio Michelozzi: un cartone composto da duecento fogli di carta incollata e assemblata con colla di farina, che rappresenta i valori fondamentali della nostra cultura. Platone con il dito verso il cielo, il mondo delle idee, e Aristotele con il dito verso la terra, ovvero la natura e il realismo della scienza; a destra Euclide con il compasso, a sinistra Pitagora che scrive su un libro. Veniamo tutti noi da quella cultura, riconoscendo nel modello teorico-matematico e nell’indagine naturalistica il nostro “pattern” conoscitivo.