Anche nel vasto campo dei beni culturali esistono (e coesistono) varie Italie. C’è chi alla tutela unisce l’intuito, la capacità di promozione e di rapporti internazionali nell’occuparsi di un così delicato patrimonio come quello veneziano. è il caso di Venetian Heritage e dell’appassionato Toto Bergamo Rossi (direttore della stessa organizzazione) che, grazie alla disponibilità e all’impegno del Polo museale del Veneto, è riuscito a ricomporre la grande collezione statuaria di casa Grimani, donata alla Repubblica nel 1593, ora temporaneamente ricollocata (fino a maggio 2021) negli ambienti pensati ad accoglierla intorno alla metà del Cinquecento. Il risultato è straordinario, successo di pubblico e di stampa internazionale, il vero evento di questa Biennale 2019.
Mentre a Venezia è stata ricomposta la collezione statuaria di palazzo Grimani, a Napoli crolla il pavimento della chiesa di Santa Maria del
Popolo degli Incurabili. Troppo pochi, ancora, i segnali di attenzione sulla tutela
del nostro patrimonio
Più nascosta, ma assolutamente da visitare la tenuta Arrigona, nell’Oltrepò mantovano, appena riportata ai fasti precedenti al terremoto del 2012 grazie all’impegno della proprietaria Maria Giuseppina Sordi e ai cospicui contributi della Regione Lombardia. Un bellissimo caso di impegno collettivo per l’edificio monumentale concepito dall’architetto di casa Gonzaga Antonio Maria Viani a inizio Seicento. Un impegno di pochi che non basta a dare sollievo a vaste parti di patrimonio del tutto fuori controllo: a Napoli, negli stessi giorni in cui infuriavano incredibili e insensate polemiche sul trasferimento (poi negato) delle Sette opere di misericordia dal Pio Monte della misericordia al Museo e Real bosco di Capodimonte per la mostra su Caravaggio (fino al 14 luglio), cedeva il pavimento della chiesa di Santa Maria del Popolo degli Incurabili franato sul garage (!!) sottostante; contestualmente si mettevano in salvo centinaia di vasi maiolicati della farmacia degli Incurabili, intatto ambiente di metà Settecento a rischio di crollo.
E che a volte faccia più male il disinteresse del degrado lo testimonia la condizione dello straordinario monumento Fossa, originalissima creazione di Prospero Clemente (1562) nel duomo di Reggio Emilia, maltrattata da manifesti parrocchiali che, lì collocati, mortificano il rapporto secolare della chiesa con la bellezza.