La Fondazione Pistoia Musei ha avviato il rilancio culturale di Pistoia grazie a una nuova rete museale composta da palazzo de’ Rossi, Antico palazzo dei vescovi, San Salvatore e palazzo Buontalenti, dove il 13 settembre inaugura la seconda parte della collettiva Italia moderna 1945-1975. Dalla Ricostruzione alla Contestazione (a cura di Marco Meneguzzo). Per saperne di più abbiamo intervistato Philip Rylands, direttore scientifico della Fondazione.
Insieme alla valorizzazione del patrimonio artistico-culturale, lei considera prioritario il rilancio sociale della città e del suo territorio. Quale
buona pratica adotterà la Fondazione Pistoia Musei per raggiungere questi traguardi?
In misura maggiore rispetto a quelle tedesche, inglesi o francesi, le città italiane hanno un patrimonio artistico-architettonico straordinario
che deve essere conservato per il futuro. Questa è una responsabilità imprescindibile in Europa - lo è meno, per esempio, in Medio ed Estremo Oriente -
che contribuisce al benessere civico e persino all’orgoglio di un paese. Il modo migliore per mantenere un patrimonio è usare gli stessi edifici storici
che lo costituiscono. Un caso indicativo è quello dei padiglioni della Biennale di Venezia ai Giardini. Costruiti spesso a basso costo come temporanei,
qualche anno fa sono stati inventariati dallo Stato come parte del patrimonio italiano.