Fra le “città dipinte” d’Italia Trento è forse quella che conserva il maggior patrimonio di case con facciate affrescate nel corso dei secoli XV e XVI: un buon numero di prospetti dipinti integralmente, o quasi, orna ancor oggi il cuore storico di uno dei centri d’arte più affascinanti dell’Italia del Nord, almeno fra quelli di non grandi dimensioni. «Città di nobile e severo aspetto ricca di ricordi romani e di superbi monumenti romanici e della Rinascenza» veniva definita nella vecchia Guida rapida del Touring Club Italiano; la più recente, la Guida verde del 2016, ne presenta l’«immagine urbana di severa bellezza nelle architetture medievali e rinascimentali con un fondo tra il veneto e il nordico peculiarmente declinato».
Sulla piazza del Duomo si affacciano tre case affrescate; altrettante sulla centrale via Belenzani (l’antica via Larga); su una quarta, del principio
del Cinquecento, si conservano solo un paio di frammenti e ne resta testimonianza in una riproduzione a stampa. Altre furono realizzate in luoghi
importanti, centrali, come le attuali via Oss Mazzurana, via Mazzini e via San Marco. Qui la casa Voltolini recava una magnifica decorazione manierista
del veronese Domenico Brusasorzi (1551), che aveva il suo fulcro nella vicenda di Publio Cornelio Scipione quando, come scriveva Francesco Bartoli nel
tardo Settecento, «condottagli innanzi la donzella prigioniera, la di cui bellezza faceva l’ammirazione de’ Romani, volle che il suo riscatto servisse
d’aumento alla sua dote, lasciandola in libertà gire in sposa ad un Celtibero Signore, a cui era stata promessa»(1).