Basterà la mostra di Milano (Preraffaelliti. Amore e desiderio, fino al 6 ottobre, v. pp. 50-55) per tirare su le quotazioni dei preraffaelliti in crisi da almeno un lustro? Questi maestri del periodo vittoriano, chi più chi meno, hanno perso di attrattiva per i collezionisti per motivi vari che vanno dall’idiosincrasia più che diffusa verso il figurativismo al fatto che gran parte di loro, non notissimi già nella prima parte dell’Ottocento, stanno finendo nel dimenticatoio, alle incertezze economiche in cui si dibatte l’Inghilterra in attesa della Brexit, ed è soprattutto lì che questi artisti si vendono. Ma non solo. Nessuno infatti può dubitare dell’importanza di un Dante Gabriel Rossetti, di un William Holman Hunt, di un po’ tutti coloro che dettero vita nel 1848 alla confraternita dei preraffaelliti.
La loro ricerca di modelli antichi, non paragonabile a quella dei neoclassici razionalisti legati alla tradizione greco-romana, ha indotto alla più
generale riscoperta del Medioevo con grandi impatti culturali, anche su architetti del calibro dei Coppedé che hanno lasciato traccia profonda nelle
nostre città, e tuttora colpisce il loro privilegiare l’eleganza e la non-convenzionalità delle pose rispetto a quelle ben note della ritrattistica
sette e ottocentesca passata del tutto di moda. Senza contare che il loro approccio ai soggetti femminili, estremamente sensuali e al contempo dal forte
carattere, anticipa visioni novecentesche dalla Secessione viennese in poi.
Non mancano anche le storie personali che creano richiamo, come quella di Dante Gabriel Rossetti (1828-1882) la cui moglie morì giovane per un’overdose
di laudano e il cui appartamento, come quello degli altri preraffaelliti, era colmo di cianfrusaglie esotiche che stupivano gli ospiti.