Molto prima che il cinema realizzasse l’illusione del movimento e che il computer consentisse di navigare ipertesti e aprire pagine virtuali, circolavano oggetti che - a partire dalla forma del libro - consentivano animazioni e interazioni. Erano i libri animati, i cui discendenti sono gli attuali libri popup, con i loro effetti tridimensionali e le sorprese percettive.
Oggetti fragili e preziosi - conosciuti in inglese come “movable books” -, i libri animati presentano al loro interno dei dispositivi cartacei che
invitano i lettori a toccare le pagine per sollevare lembi, tirare linguette, ruotare “volvelle”, in modo da visualizzare immagini nascoste, attivare
effetti di scorrimento, suggerire il passaggio da un prima a un dopo.
L’origine e la storia di questi manufatti è il tema di un progetto ambizioso che prevede la creazione di un Centro internazionale di studi e
l’organizzazione di un convegno nel 2020 dedicato alla conservazione, al restauro e alla fruizione dei libri animati di interesse storico-artistico e
scientifico.
La prima tappa di questo progetto è stata l’organizzazione di due mostre gemellate e dal titolo in comune, Pop-App.
Scienza, arte e gioco nella storia del libro animato dalla carta alle app, svoltesi fra maggio e giugno 2019, una a Roma, presso l’Istituto
centrale per la grafica e l’altra a Torino, al Museo della scuola e del libro per l’infanzia, il Musli, situato in palazzo Barolo.
L’idea e la realizzazione delle mostre si deve a Gianfranco Crupi, docente di biblioteconomia alla Sapienza di Roma e autore di una vasta ricognizione
sui libri animati antichi, e a Pompeo Vagliani, presidente della Fondazione Tancredi di Barolo. La Fondazione torinese conserva una collezione assai
ricca di libri animati per l’infanzia editi fra Otto e Novecento, con esemplari che presentano una gamma sorprendente di soluzioni cartotecniche pensate
per la didattica e per il gioco, con una attenzione particolare al cosidetto “precinema”.