Èdel 1635: venti locali, su tre piani, duemila metri quadrati coperti e centomila di parco, sulla collina torinese alla destra del Po; non troppo lontano dalla dimora che fu di Cesarina e Riccardo Gualino, grandissimo imprenditore e collezionista avversato da Mussolini, e poco oltre i corsi Moncalieri e Giuseppe Lanza. Una villa favolosa, con logge, saloni e scaloni, che però, dopo un passato insigne, è in completo disarmo. Non la protegge alcun vincolo specifico: l’unico che la difende è quello paesistico, applicato al verde attorno all’ex capitale savoiarda. Le notizie sul suo passato non abbondano: è stata voluta da Ludovico San Martino d’Agliè, letterato e politico, che la lascia al nipote Filippo. Erano marchesi di San Damiano, Rivarolo e Bosconero, conti di Point. Ludovico era intimo del cardinale Maurizio di Savoia, lo accompagna a Roma e in Francia; era pure un autore di teatro, famoso e acclamato.
Filippo è invece celebre per un duello, quando non era ancora ventenne, e per la fedeltà a Maria Cristina di Borbone-Francia, moglie di Vittorio Amedeo
I: quando, dopo la morte del marito, lei diventa reggente, la prima delle due “Madame reali” torinesi, Filippo ne è il più vicino collaboratore e forse,
anche il marito segreto. Lo scrive, a Roma, il nunzio pontificio: «Si dice che Madama abbia segretamente sposato il conte Filippo e dormano insieme
quasi ogni notte e pare che ve ne siano riscontri»(*). Secondo alcuni, sarebbe perfino figlio suo Carlo Emanuele II. Comunque, viene incarcerato per due anni dal cardinale Richelieu quando le mire
francesi su Torino si fanno più concrete. Come da suo desiderio è sepolto, con il saio, non lontano dalla villa, al monte dei Cappuccini, «nel più
abbietto et vile sito del convento». Filippo trasforma anche il castello di Agliè: da luogo fortificato che era, ne fa una dimora imponente e quanto mai
scenografica.
Del dopo della villa, dove Ludovico morì nel 1646, si sa invece assai poco. È passata per varie proprietà: dal nome di alcuni precedenti possessori, è
indicata anche come Imperiali Becker “già San Germano”.