Save Italy No, grazie Buonsenso e priorità? di Leonardo Piccinini uonsenso. E diagnosi precisa delle priorità. Banalmente, così si guida un ministero. E invece no. Al Mibac la sete di vendetta della gestione Bonisoli contro le riforme (timide, appena abbozzate) del precedente governo ha creato un pericoloso cortocircuito, denunciato dal nostro direttore Daverio e da molti organi di stampa. Incredibile dictu, metà del nostro patrimonio artistico è prossimo all’abbandono, vittima di un organico insufficiente, di idee spesso poco chiare, di infiltrazioni criminali, e si è invece deciso di intervenire sulla gestione dei musei autonomi, da Brera al Palazzo ducale di Mantova a Capodimonte, l’unica branca di gestione statale che sembrava fosse tornata a competere, a dotarsi di standard minimi di livello internazionale. B Prendiamo il caso di Ferrara. A Palazzo dei diamanti si punisce Ferrara Arte, forte dei risultati di mostre splendide (le più recenti dedicate a Courbet e Boldini) con la bocciatura di un moderno ampliamento, vincitore di regolare concorso, che avrebbe permesso più spazio e maggiore qualità espositiva; la pinacoteca (parte delle Gallerie estensi, appena rinnovata splendidamente grazie alle cure di Martina Bagnoli) perderà davvero la sua autonomia, come, nel momento in cui scriviamo, molti paventano? Non era meglio concentrarsi sul pietoso caso delle splendide chiese di Ferrara, ancora a pezzi dopo il terremoto del 2012? Così, sulla “Nuova Ferrara” del 1° luglio scorso: «In via Spadari si erge una delle chiese monumentali più belle e imponenti di Ferrara, San Domenico. Al Mibac la sete di vendetta della gestione Bonisoli contro le riforme del precedente governo ha creato un pericoloso cortocircuito, denunciato dal nostro direttore, Philippe Daverio, e da molti organi di stampa. E il nostro patrimonio artistico? Metà è prossimo all’abbandono Chiesa di San Domenico. Due chiese, a Ferrara, ancora in attesa di un piano di recupero e risanamento definitivo dopo il terremoto del 2012. Edificio caduto in disgrazia con il terremoto e che non ha ancora un piano di recupero e risanamento. Dopo un intervento di estrema urgenza per il crollo parziale del tetto absidale, la chiesa è stata recintata per evitare cadute pericolose di calcinacci o tegole. All’interno del perimetro, soprattutto sul sagrato, erba e arbusti fanno da stridente cornice, in un degrado che va di pari passo con quello interno della chiesa. Ma le rovine del sisma sono presenti anche in altri sagrati di chiese del centro. Da quella di San Paolo in corso Porta Reno, all’angolo con piazzetta Schiatti, restauro programmato con i soldi del Ducato estense, ma ancora molto lontano nel concretizzarsi, con macerie ingombranti in bella vista, alla chiesa di San Girolamo in via Savonarola con i pinnacoli tolti per sicurezza e che sono stati posizionati a terra nel pratino del sagrato». Si spera vivamente che la nuova gestione del ministero, tornata a Dario Franceschini, possa porre rimedio alle vere urgenze del nostro patrimonio. Chiesa di San Paolo.