Arte è ricerca e, come tale, ha molto in comune con l’università. Le opere possono rivelare o riattivare saperi (tecnici, filosofici, scientifici) passati ed essere dispositivi di conoscenza e consapevolezza del proprio presente; talvolta del futuro. Per questo, un collezionista attento al contemporaneo come Giorgio Fasol ha avviato una collaborazione con l’ateneo della sua città, Verona, dando in comodato un centinaio di opere della collezione AGI Verona, di cui è presidente, e rivolgendosi anzitutto agli studenti. Lo abbiamo intervistato per saperne di più.
Come è nato il progetto, che ha poi dato vita alla mostra Contemporanee/ Contemporanei, e con quali obiettivi o aspettative?
Il progetto è nato dopo che ho visto per la prima volta il Polo di Santa Marta [ex panificio, trasformato da circa tre anni nella nuova sede dei
dipartimenti di area economico-giuridica e della biblioteca economica dell’Università di Verona] e sono rimasto letteralmente folgorato dalla struttura
e da come era stata ristrutturata. Così, insieme a Tommaso Cinti e al suo gruppo di giovani collaboratori, abbiamo studiato appositamente un progetto
per coinvolgere i giovani. L’abbiamo quindi presentato al rettore Nicola Sartor, il quale immediatamente è stato favorevole e l’ha sottoposto e
sostenuto di fronte al senato accademico e al consiglio di amministrazione. In poco tempo abbiamo ricevuto un parere positivo. Fin dal principio
ero interessato soprattutto al coinvolgimento dei giovani. La mostra è solo un mezzo per portarli a contatto con la realtà contemporanea, e in
particolare con l’arte contemporanea, perché ripongo molta fiducia in loro.