Così recita una frase di Aristotele messa in relazione alla felicità: «La guerra è in vista della pace, il lavoro è in vista del riposo, le cose utili sono in vista delle cose belle». Se ne deduce che, per essere felici, bisogna privilegiare la pace, il riposo e la bellezza. Colpisce l’accostamento di felicità e bellezza, in un’ottica diversa dal concetto romano espresso nel “carpe diem” di Orazio: qui la felicità non è duratura, non è una linea ma una sequenza discontinua di punti che vanno colti al volo per sperare in una vita meno grama. L’intreccio di questi concetti, con probabile richiamo al filosofo greco, sembra emergere dalle riflessioni di uno dei più importanti architetti del Novecento, Le Corbusier: «Lo spirito creativo si afferma dove regna la serenità». La sua formazione si basava su fondamenta idealistiche ma presentava molte idee razionaliste e potremmo dire che proprio dall’amalgama di queste due filosofie risulta parte della grandezza di questo artista.
Le Corbusier era svizzero e in Svizzera aveva sviluppato il suo stile razionalista, tutto linee e angoli retti: «Ciò che io amo è la linea retta, la linea più breve fra due punti, la linea creata dall’uomo, la linea dei boulevard […]. La vita della città moderna è tutta impostata, praticamente, sulla linea retta […].