Nel 1981 il Ministero per i beni e le attività culturali acquistò palazzo Grimani a campo Santa Maria Formosa (Venezia). Aperto nel 2008 come museo statale dopo imponenti restauri, dal 2015 è una delle sedi del Polo museale del Veneto. A Venezia il palazzo rappresenta una rarità, sia per la conformazione architettonica che richiama la “domus” romana e i modelli rinascimentali della città papale, sia per le decorazioni di impronta manierista tosco-romana. Il nucleo originario del palazzo fu acquistato da Antonio Grimani, influente e discusso personaggio della vita economica e politica veneziana, eletto doge nel 1521.
Il figlio Domenico, umanista e collezionista, ottenne la porpora cardinalizia nel 1493 e la famiglia vide accrescere il suo potere per il ruolo di
mediazione svolto tra la Repubblica di Venezia e il papato; nel 1497 Domenico divenne patriarca di Aquileia. I Grimani erano proprietari in Roma di una
residenza e altre fabbriche immerse nel verde sul Quirinale, durante la cui costruzione, sulle rovine di antiche terme, furono rinvenute numerose
sculture: per comprendere l’importanza del complesso basti pensare che l’attuale piazza Barberini era precedentemente denominata “piazza Grimana”. I
ritrovamenti composero il primo nucleo della collezione di statuaria della famiglia.
Molto facoltoso e dotto, Domenico raccolse una delle più importanti biblioteche del primo Rinascimento, oltre ai celebri dipinti su tavola di Hieronymus
Bosch, un Raffaello e altre importanti opere d’arte, pietre intagliate, medaglie e il famosissimo Breviario.
Nel 1523 lasciò alla Repubblica di Venezia i celebri dipinti fiamminghi e una selezione di sculture della sua collezione, mentre le preziose pietre
intagliate, le medaglie e i cammei furono lasciati in eredità al nipote Marino, il quale fu nominato cardinale nel 1528.