Studi e riscoperte 
Declinazioni iconografiche di una “sorveglianza” ante litteram


OCCHIOAL CIELO


Oggi, si sa, siamo dei “sorvegliati speciali”.
Telecamere ovunque, sistemi di controllo anche durante l’utilizzo dei nostri dispositivi elettronici.
Ma la matrice di questa “vigilanza”, non sempre discreta, dov’è?
Nei miti, innanzitutto, e nella capacità divina di vedere tutto e tutti.


Mauro Zanchi

Essere controllati dall’alto o “spiati” per un presunto bene superiore ha un’antica origine. Tutte le telecamere di sorveglianza che costellano i luoghi e le città del nostro tempo hanno una matrice arcaica, affondano le radici nei miti, dove gli dèi vedono dall’alto tutto quello che accade sulla terra e le azioni compiute dall’umanità.
Nel passaggio dal politeismo alla concezione dell’unico Dio non si perde questa capacità divina, in grado di sorvegliare il mondo in ogni suo recondito luogo, e di vedere ogni azione che accade. E i creativi umani immaginano questa capacità divina con il dono dell’ubiquità e della persistenza, in grado di vedere tutto in ogni momento del tempo, in ogni dove. La immaginano come un occhio che vola senza ali nel cielo.
Per esempio, Lorenzo Lotto raffigura l’occhio di Dio sospeso in alto, che sovrintende la costruzione allegorica delle storie veterotestamentarie, in otto coperti simbolici del coro della basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo.


Jan Provost, Allegoria della cristianità (1525), Parigi, Musée du Louvre.