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MERCATO SPACCIATO
PER HACKERT?
di Daniele Liberanome
Quando ancora i fermenti rivoluzionari francesi si muovevano sottotraccia e il Grand Tour andava tanto di moda da
indurre Goethe a dedicargli il suo libro Viaggio in Italia, uno dei pittori di maggior successo era Jakob Philipp Hackert (1737-1807), ora
noto a pochi. Nato in Germania da una famiglia di artisti, iniziò presto a peregrinare nel Nord Europa, ma già nel 1768 era in Italia, che prima
volle conoscere da cima a fondo, per poi stabilirsi a Roma. Da lì la sua fama si diffuse in tutta Europa con committenze da svariati paesi; un
nobile russo arrivò ad appiccare il fuoco a una vecchia fregata pur di offrigli un modello realistico per un quadro che gli aveva ordinato. Ma il
salto decisivo lo compì nel 1786, diventando pittore di corte di Ferdinando IV di Borbone per il quale dipinse importanti vedute dei suoi
possedimenti.
Si innamorò del golfo di Pozzuoli, con le isole sullo sfondo e la natura gentile in primo piano, che ritrasse diverse volte: nel
1785, per esempio, in un quadro che si trova ora all’Ermitage di San Pietroburgo e ancora intorno al 1798, adottando un peculiare schema di veduta.
In primo piano pose una sorta di giardino idilliaco dagli alberi perfettamente curati e popolato da contadini con i loro animali da cortile; sullo
sfondo, invece, dipinse la quiete imponente di Daniele Liberanome In genere riscuote scarso interesse da parte delle grandi case d’asta ma Jakob
Philipp Hackert con le vedute del suo periodo più maturo, specie se del Sud Italia, potrebbe, in futuro, raggiungere risultati inattesi Q di Procida
e delle altre isole vicine, come simbolo della grandezza del Regno di Napoli (che stava per cadere). Tra le tele raffiguranti questo tipo di
paesaggio una si trova alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, ma un’altra è andata in asta il 5 luglio 2006 a Londra, da Bonhams. Venne
allora pagata oltre 520mila euro, ben oltre le aspettative.
Ottima accoglienza ricevette anche una veduta del
Porto di Salerno visto da Vietri, che combina di nuovo un paesaggio marino in secondo piano, anche se stavolta molto più ampio, e in primo
piano una serie di figure di pastori con i loro greggi. Emerge il talento di Hackert nel ritrarre la natura, che tanto colpiva Goethe, così come la
sua perizia, ben appresa in famiglia e in accademia, nel bilanciare con attenzione la composizione. Se a sinistra la luce rischiara il
bell’agglomerato urbano di Salerno, a destra avanza una flottiglia di barche; se il primo piano a sinistra pullula di animali, a destra sono
raggruppati un buon numero di loro padroni e di persone che si occupano di accudirli. L’equilibrio che ne risulta deve aver colpito qualche
collezionista quando il 10 luglio 2015 Christie’s di Londra presentò l’opera in sala. O fu forse la sua storia, visto che pare si tratti di uno dei
pochi quadri che Hackert riuscì a salvare dalle truppe francesi conquistatrici di Napoli, adducendo come scusa di non essere ancora stato pagato per
quel suo lavoro. Oppure la buona datazione, visto che risale al 1797, cioè ai tempi della più prolifica maturità di Hackert. Sta di fatto che mentre
era stimato 45- 72mila euro, il quadro è stato poi venduto per oltre 300mila euro, con una rivalutazione da capogiro determinata dall’approccio
molto guardingo di Christie’s: l’andamento di mercato non certo esaltante del vedutismo settecentesco in genere, e di Hackert in particolare, aveva
invitato a ridurre le aspettative.
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