In questi ultimi anni in cui l’Europa pare aver perso la memoria, il mercato di Christian Boltanski (nato nel 1944) registra una flessione. Confidando però che il vento cambi presto, potrebbe convenire comprare proprio ora che l’artista è “sottostimato”. Perdipiù, alle aste continuano a essere presentate delle opere significative, che ricordano altre esposte in musei di notevole peso e che trasmettono con forza messaggi universali. Sono lavori che spesso affondano le radici nella biografia dello stesso Boltanski e della sua famiglia, composta da una madre cristiana e un padre ebreo, che passò anni difficilissimi durante il dominio nazista in Francia (dovette spesso nascondersi in un rifugio segreto ricavato sotto l‘impiantito della cucina).
Non stupisce quindi che la ricerca dell’artista, sempre orientata al tema della memoria e della sua perdita, causa della morte spirituale dell’uomo, abbia un suo baricentro importante nell’olocausto.