Architettura per l'arte 


UNA SCULTURARIFLETTENTE

di Aldo Colonetti

Grande attesa per l’apertura entro la fine dell’anno dell’ultimo tassello della Fondation Luma ad Arles: l’Arts Resource Centre, una torre in acciaio, geometrica e spigolosa, alta 56 metri, firmata da Frank Gehry

Ci sono architetture che nascono indipendentemente dalla funzione e dalle relazioni con il territorio, come se fossero una sorta di immagine iconica di qualcosa d’altro; accanto a questa tipologia, resistono sempre architetture che rispondono immediatamente alla finalità del committente, pubblico o privato che sia, facendosi “mimetiche” rispetto al concetto di autore, come se essere anonimi fosse una qualità della progettazione contemporanea. E poi c’è Frank Gehry che, dopo il Guggenheim di Bilbao, è al centro di un’“altra storia”: subito riconoscibile dovunque progetti, protagonista assoluto di un percorso che rispetta sempre le sue origini, con poche variabili espressive. Queste, comunque, quando ci sono, dipendono direttamente dalle tecnologie costruttive, dai sistemi di calcolo e dall’utilizzo di materiali innovativi che rendono possibile ogni “invenzione” che non è più solo, a questo punto, architettonica, avvicinandosi sempre di più, anzi quasi sovrapponendosi, a una scultura, senza limiti di dimensione.
È il caso dell’ultimo suo progetto, la torre dell’Arts Resource Centre della Fondation Luma, ad Arles, la nota e piccola cittadina di cinquantamila abitanti in Provenza (che ospita dal 1969 i famosi Rencontres de la Photographie), dove visse tra il 1888 e il 1889 Vincent van Gogh che lì dipinse alcuni suoi capolavori tra i quali La sedia di Vincent e la serie dei Girasoli.


Immagine dell’Arts Resource Centre della Fondation Luma di Arles, progettato da Frank Gehry.

Immagine dell’Arts Resource Centre della Fondation Luma di Arles, progettato da Frank Gehry.