Grandi mostre. 2 
La Biennale dell’Art Brut a Losanna

GLI IRREGOLARI DELL’ARTE


Hanno agito fuori dalle righe e dagli ambiti riconosciuti ufficialmente come “arte”, hanno espresso il loro potenziale seguendo unicamente i loro sentimenti e la loro spontaneità. Sono creativi inconsapevoli, spesso protagonisti di storie traumatiche, appartenenti a quella che Jean Dubuffet chiamò nel 1945 con il termine Art Brut, celebrata nella biennale svizzera in stretta relazione con il teatro.


Cristina Baldacci

Quando, nel 1972, Jean Dubuffet donò alla città di Losanna la collezione di opere che aveva raccolto per circa trent’anni, andando a scovare artisti inconsapevoli di esserlo anche negli ospedali psichiatrici, pose le basi per la nascita di quella che oggi è una delle raccolte europee più importanti di “arte irregolare”: la Collection de l’Art Brut. Prende le mosse proprio da questa collezione-museo svizzera l’omonima biennale, che ha inaugurato a novembre scorso la sua quarta edizione e che sarà visitabile nel castello di Beaulieu fino al 26 aprile. In mostra ci sono le opere di quei creatori considerati borderline, sia perché in molti casi affetti da disturbi mentali, e come tali discriminati dalla società, sia perché rimasti ai margini del sistema dell’arte.


Le opere riprodotte in questo articolo, dove non diversamente indicato, provengono dalla Collection de l’Art Brut di Losanna.
Aloïse Corbaz, Senza titolo (1941-1951).