Vicino a una finestra, una scimmia con gli occhiali e con la cuffia dei dotti tiene un libro aperto e si appresta a leggerlo nella decorazione ad affresco della libreria Albèri, a Orvieto, dove sono stati raffigurati anche i letterati e coloro che hanno costituito il mondo culturale preso come riferimento dal committente(1). È stata dipinta attorno al 1502, probabilmente da un collaboratore di Luca Signorelli, nello stesso periodo in cui il maestro cortonese sta affrescando la cappella di San Brizio, nel duomo. Sulla pagina di un libro compaiono la scritta «Legere et non intelligere est negligere» (Leggere e non capire equivale a non leggere) e l’incipit di uno spartito musicale. Il pittore ci vuole fare intendere che la scimmia legge senza capire? O è stata proprio lei a scrivere quella frase e adesso sta rileggendo con cognizione di causa? Rimanda alla figura di un dotto senza qualità e privo di genio? O è una figura prodigiosa, un animale in grado di comporre e di suonare, visto che sulla pagina è presente un rigo musicale in chiave di fa, tratto probabilmente dal Codex Bonadies(2), una raccolta che documenta il canto polifonico e la musica strumentale della fine del Trecento e dei primi del Quattrocento?
Nel codice miniato del romanzo anonimo in prosa Gillion de Trazegnies (1464), ora al J. Paul Getty Museum di Los Angeles (ms. 111, 150v) compare una scimmia intenta a pizzicare le corde di un’arpa.