Finestre sull'Arte


iL mAN: CROCEVIA
DI STORIE E CULTURE

di Federico D. Giannini

Lei è direttore artistico del Man - Museo d’arte Provincia di Nuoro da due anni: era il marzo 2018 quando veniva nominato alla guida dell’importante istituzione sarda. Può tracciare il bilancio di questo biennio da direttore?

È un bilancio felice. L’obiettivo è stato portare avanti la tradizione del Man, accentuando una specificità di sguardo sul mondo del Mediterraneo, in particolare verso le sue sponde meridionali e orientali. Abbiamo istituito molte collaborazioni, localmente, per esempio, con la Fondazione Sardegna Film Commission, globalmente, con la Dalloul Art Foundation di Beirut. Il fine è contribuire a recuperare il senso della relazione tra il Mediterraneo e l’Europa mediante il pensiero artistico.


Su quali linee ha impostato la ricerca e la programmazione del museo?

Stiamo portando avanti il programma sul moderno (come nel caso della mostra dedicata a Puvis de Chavannes, mancante in Italia da molti anni) e accelerando un dinamismo locale e internazionale. Abbiamo istituito un programma di residenze d’artista che ha sinora portato due africani, François-Xavier Gbré e Kiluanji Kia Henda, a confrontarsi con il territorio regionale e a realizzare due esposizioni personali. Molta energia poi si è concentrata nella produzione di cataloghi e nella collaborazione istituzionale (penso al Festival letterario della Sardegna a Gavoi, in provincia di Nuoro, dove abbiamo organizzato mostre monografiche di Hans-Peter Feldmann e Miroslaw Balka).


A due anni dalla nomina come direttore artistico del Man - Museo d’arte Provincia di Nuoro, Luigi Fassi fa un primo bilancio e traccia le linee guida per il futuro


Il Man si distingue perché, oltre alle rassegne con nomi importanti dell’arte internazionale, propone sempre approfonditi focus sulle arti in Sardegna. Come si fanno convivere queste anime?
La radice comune di questo approccio sta nella collezione del museo, che racconta il Novecento sardo mostrando le relazioni intercorse tra gli artisti della regione e il mondo continentale. Esempio di questa coesione d’intenti tra locale e globale è la retrospettiva di Anna Marongiu (fino al 1° marzo). Organizzata con il Charles Dickens Museum di Londra, la mostra racconta la personalità dell’artista cagliaritana degli anni Trenta le cui opere oggi sono in buona parte conservate fuori dalla Sardegna e dall’Italia.