Storie a strisce 


ALLA RICERCA DELLAPROPRIA HEIMAT

di Sergio Rossi

Due romanzi a fumetti raccontano la difficoltà di scegliere il proprio posto nel mondo

Qual è il proprio paese di appartenenza? Quello in cui si nasce o quello che si sceglie? Nell’edizione 2019 di Bilbolbul, il festival del fumetto che si tiene a Bologna l’ultima settimana di novembre, abbiamo assistito al dialogo a distanza tra due grandi opere a fumetti, Heimat di Nora Krug e Un mondo muovo. Fumetti dalla Mauretania di Chris Reynolds, che, da lati opposti, tentano di rispondere a queste domande, raccontando come possiamo definire quali siano i legami familiari, culturali e sociali, oltre che il paesaggio, interiore ed esteriore, che dimostrano la nostra appartenenza a un popolo, un luogo, una cultura, appartenenza che la lingua tedesca chiama “heimat”.
Nora Krug è un’illustratrice che decide di trasferirsi dalla nativa Germania negli Stati Uniti, a New York. Una sera, sul tetto del palazzo dove abita un’amica, una signora anziana la sente parlare e riconosce l’accento tedesco. Le dice che è una sopravvissuta dei campi di concentramento, scampata per sedici volte alla morte nelle camere a gas. Poi le dice che ora, in Germania, le cose sono sicuramente cambiate. È qui che Krug comincia a rendersi conto di cosa vuol dire essere tedesca. Nata nel 1970, ha vissuto in un paese che pensava naturalmente integrato nel clima europeo, dove la guerra era una presenza sconosciuta e un fatto accaduto prima che nascessero i suoi genitori, un paese nel quale non si imparava a memoria l’inno nazionale, nella cui lingua erano bandite parole come “eroe”, “vittoria”, “battaglia”, “orgoglio”, “razza” e soprattutto non si parlava mai in dettaglio dei propri nonni che avevano vissuto prima e dopo la seconda guerra mondiale. Così in Heimat Krug ripercorre sia la storia della propria famiglia e, insieme, quella della Germania non solo tramite i grandi eventi storici e la ricostruzione del rimosso delle memorie di famiglia, ma anche oggetti quotidiani passati indenni da una generazione all’altra, i cui nomi e funzioni diventano parti di un puzzle familiare, sociale e personale molto più complesso di quanto si possa pensare.


La copertina di Heimat (2019), di Nora Krug.