Il Mo Museum di Vilnius è stato inaugurato precisamente un anno fa ed è stato visitato da oltre duecentomila persone, un record che neppure la direttrice Milda Ivanauskiené si sa spiegare: «Speravamo nella metà e ne saremmo stati soddisfatti: questo numero ha meravigliato anche noi». Il segreto di questo “appeal” sul pubblico bisogna ricercarlo in vari fattori a cominciare dall’idea inconsueta di voler raccontare la storia recente di una nazione attraverso l’arte contemporanea. Il Mo Modern Art Museum nasce dalla volontà di Danguole e Viktoras Butkus, scienziati e filantropi che tramite la loro fondazione hanno commissionato l’edificio allo Studio Daniel Libeskind di New York per farne la sede della loro collezione di oltre cinquemila opere di artisti lituani dagli anni Sessanta a oggi, e trasformarlo in una vera e propria piatta forma educativa e in un catalizzatore culturale «per discutere su se stessi, sulla storia del proprio paese e sul mondo». Per fare questo, il museo ha avviato una serie di iniziative educative dedicate in particolare alle famiglie e ai ragazzi (ma che si estenderanno presto anche agli studenti universitari), come racconta la stessa Ivanauskiené: «Ci siamo domandati quali siano le ragioni per le quali le persone non visitano un museo. La risposta più frequente è stata questa: non mi sento connesso con l’arte perché non la capisco. Per questa ragione, assistiti da psicologi, abbiamo deciso di creare un programma di “visual thinking” a imitazione di quello approntato dal MoMa di New York negli anni Settanta. Mettiamo i ragazzi davanti a un’opera d’arte senza spiegar loro la tecnica e lo stile, ma semplicemente chiedendo di descriverla e domandando quali emozioni suscitasse in loro».

Il primo museo di arte contemporanea progettato da Daniel Libeskind