Grandi mostre. 1 
Gaetano Previati a Ferrara

PENNELLATE SERPENTIFORMI

Previati ha giocato un ruolo fondamentale nel rinnovamento dell’arte italiana tra Otto e Novecento, è stato interprete della poetica simbolista ma soprattutto è stato un maestro indiscusso del divisionismo, tecnica appresa sulla scia dei divisionisti francesi e di Segantini ma sviluppata dall’artista ferrarese secondo un approccio del tutto personale.

Sileno Salvagnini

Boccioni lo considerava un maestro insuperato, non soltanto per la tecnica divisionista, quanto per la nuova visione del mondo che essa ispirava. E de Chirico, nel necrologio scritto per lui nel 1920, lo disgiungeva addirittura dalla tradizione pittorica italiana dell’Ottocento, reputandolo più vicino all’onirismo romantico e mitteleuropeo di Böcklin e Klinger.
A lui, Gaetano Previati (1852-1920), Ferrara sua città natale dedica ora una grande mostra al Castello estense, che segue quella sugli Stati d’animo, di appena un anno e mezzo fa, allestita invece a Palazzo dei diamanti.
Dopo un apprendistato presso i pittori locali, aiutato economicamente soprattutto dal fratello Giuseppe, Previati si trasferì dapprima a Firenze, poi, nel 1877, definitivamente a Milano, dove all’Accademia di Brera studiò pittura nel corso di Giuseppe Bertini, ex allievo di Francesco Hayez.
Il giovane ferrarese si distinse subito vincendo due anni più tardi il Premio Canonica con Gli ostaggi di Crema, ora alla Pinacoteca di Brera (in deposito presso il Museo civico di Crema e del Cremasco), di cui in mostra viene esposto un bozzetto.
Osserva la curatrice Chiara Vorrasi che a «sorprendere la critica del tempo fu soprattutto la resa inedita del tema: soppresso ogni dettaglio aneddotico per effetto del violento controluce, Previati affida l’intenso pathos della scena alla visione dei corpi straziati, appena riconoscibili nella luce di un livido tramonto, ma potentemente evocati, ciascuno nella propria agonia». Gli effetti chiaroscurali derivavano certo dai dettami di Domenico Morelli, mentre l’effetto sfocato dallo sperimentalismo scapigliato, in particolare da Tranquillo Cremona.

Il sogno 1912).