Ad Aquileia, principale realtà archeologica del Friuli-Venezia Giulia, spettava nella piana dell’Isonzo (in precedenza abitata da tribù di carni e di veneti), in prossimità della laguna di Grado, il ruolo di città di frontiera nordorientale dell’Italia romana, ma, al tempo stesso, anche quello di terminale nord delle rotte nel Mediterraneo, in quanto situata all’estremità settentrionale dell’Adriatico: qui sbarcavano persone e merci che talvolta restavano in zona, ma in molti casi proseguivano verso i valichi alpini e l’Europa centrale e settentrionale. Giungeva inoltre qui la via che consentiva di importare dal Baltico, e poi distribuire per vie di terra e di mare, una preziosissima resina fossile: l’ambra.
Dopo la seconda guerra punica e la fondazione di numerose colonie in Emilia, questo territorio non era ancora romano, ma l’Urbe vigilava: così, quando
nel 181 a.C. un gruppo di celti proveniente dall’area dell’odierna Slovenia si insediò al margine della laguna, con l’uso della diplomazia fu indotto a
ritirarsi; poi, malgrado la postazione romana più vicina fosse a circa trecento chilometri, l’importanza strategica del sito indusse l’Urbe a fondare
una colonia, insediando militari di vario ordine e grado e lottizzando per loro settantadue ettari di terreno coltivabile.