FIRENZE
«Quel che Firenze insegnò a tutti più di mezzo secolo fa è il senso della dignità e, indirettamente, il senso, o il nonsenso, delle circostanze ». Ci piace ricordare questa frase, dall’appassionato saggio di González-Palacios che correda gran parte del volume su Firenze, ampiamente illustrato con molte foto di Massimo Listri e Antonio Quattrone, fra gli altri. In questo periodo così duro per l’umanità (l’attuale numero della rivista va in stampa a fine marzo, in piena emergenza sanitaria per coronavirus), il ricordo dell’alluvione, la voglia di risorgere dei fiorentini possono essere di esempio, anche se il libro è uscito a dicembre, in tempi non sospetti, e certo era inimmaginabile la catastrofe che ha colpito il mondo intero. Come non poteva immaginarla Tim Parks, quando nel libro, con fine penna, rievoca il Banco dei Medici, partendo dall’immane trauma collettivo della peste: quella del 1348 e le sei ricadute, fino al 1412. Dal 1400 al 1550 «si assistette a una lenta ripresa», scrive lo scrittore inglese, ricordando le parole di Francesco Guicciardini. Ci permettiamo d’integrare un poco il brano dello storico del Cinquecento: «Gli uomini erano tanto stracchi delle turbulenzie passate […] E veramente in quegli tempi si dimostrò quanta fussi la potenzia della città nostra quando era unita, perché soportorono dodici anni la guerra di Giovan Galeazzo con spesa infinita e di eserciti italiani ed esterni». Ma torniamo al saggio dello storico dell’arte di origine cubana, che a lungo ha vissuto a Firenze per poi trasferirsi a Roma. Nei suoi ricordi ripercorre le strade d’Oltrarno, i palazzi e musei, le scoperte (tante) di oggetti preziosi, le sue attribuzioni, gli artisti celebri e quei “pittorelli” che pure apprezza, gli incontri con i custodi di tanta bellezza, come un religioso ucraino che parlava italiano meglio di un fiorentino; e gli amici collezionisti, i poeti, le nobildonne, gli antiquari e gli storici dell’arte. Salvo rare eccezioni, nessun fiorentino, pochi gli italiani (Chiarini, Longhi), Middeldorf, Pope- Hennessy, Offner. Il percorso segue le immagini, o meglio le immagini seguono il suo itinerario in una Firenze arcinota e bellissima e di una meno turistica, che non vediamo l’ora di poter rivisitare, virus permettendo.
