Un gigante di vetro e di cemento è abbandonato a Bari, lungo la ferrovia, quasi alla stazione Marconi: tra il quartiere Madonnella e via Oberdan. L’edificio, del 1935, è ridotto a uno spettro. Sta cadendo a pezzi; però conserva il fascino delle sue linee e della forma, che ricorda una fortezza. In uno stile prettamente razionalista, dietro le vetrate ormai frantumate si vedono scale a spirale, con il corrimano; il color crema del suo cemento armato e le finestre rosse rappresentano un’ulteriore singolarità. L’edificio è stato una caserma intitolata a Sidney Sonnino, due volte presidente del Consiglio, morto nel 1922, e si trova sull’omonimo corso; l’ingresso è monumentale, con quattro elementi lisci che richiamano le lesene, da cielo a terra, per tutti i quattro piani. Nella parte retrostante, sulla ferrovia, la costruzione squadrata è mitigata ai lati da due elementi circolari, che rammentano i torrioni militari.
L’ex caserma è protetta da un muro. Le facciate sono scrostate; mancano ampi tratti di intonaco. Un fantasma d’età fascista, creato, in collaborazione con Saverio Dioguardi, dall’architetto Aldo Forcignanò, grande costruttore locale nel Ventennio. Insieme, lo stesso anno, edificano anche il Palazzo dell’aeronautica, sul lungomare Nazario Sauro; e tra l’altro, Forcignanò anche il faro di Minervino Murge, per il quale Mussolini in persona gli offrì diecimila lire: prima pietra nel 1923, e la conclusione nel 1935. A Bari, il noto architetto è stato pure il primo presidente del Circolo della vela: insomma, un cittadino eminente.
