Occhi azzurri che scrutano un mondo immaginario, seducenti damine che popolano raffinati ambienti abitati da personaggi storici, coppie di innamorati e protagonisti di opere liriche. Così si presenta l’arte di Aloïse Corbaz.
Settima di otto figli, nata nel 1886 a Losanna, in Svizzera, Aloïse è una donna alta, bella e con maniere molto distinte. Figlia di un impiegato
delle poste, proviene da un contesto familiare semplice, segue i suoi studi fino a diplomarsi in musica. Nel 1911, dopo una delusione d’amore, si
trasferisce a Potsdam vicino a Berlino, per lavorare come governante alla corte tedesca di Guglielmo II di Prussia, per il quale sviluppa una forte
infatuazione. Nel 1914, anno della dichiarazione di guerra con cui ha inizio il primo conflitto mondiale, comincia a manifestare disturbi
comportamentali e, una volta tornata a Losanna, viene ricoverata in ospedale con diagnosi di schizofrenia paranoica. A soli trentadue anni, nel
1918, il suo stato mentale sempre più agitato indurrà la famiglia a portarla alla clinica elvetica di Cery dove rimarrà fino al 1920 quando sarà
internata al La Rosière, a Gimel, sempre in Svizzera, fino alla fine della sua vita nel 1964. Durante questo lungo periodo la bella signorina dai
capelli rossi si trasforma, con il passare del tempo, in un’austera e canuta signora. Fu durante il suo ricovero che sviluppò la sua frenetica
fantasia artistica, prima disegnando su biglietti di carta poi su fogli di grande formato cuciti tra loro con ago e filo.
Questa attività rappresentò una forza vitale, quasi mistica, che la condusse a manifestare il suo potenziale creativo nella massima libertà. Il
simbolismo di Aloïse, a prima vista, sembra essere poco più che un accostamento di colori vivaci, la gioia del disegnare viene espressa in maniera
piena con personaggi teatrali e figure circensi, frutto dalla sua realtà interiore. Lo psichiatra Hans Steck, allora direttore dell’ospedale di
Cery, e la giovane dottoressa Jacqueline Porret-Forel strinsero amicizia con Aloïse sin dal 1941 e la incoraggiarono a disegnare procurandole gli
strumenti per la sua arte.