XX secolo
Aloïse Corbaz

L’ESTASI
DELL’EROS

Esponente fondamentale dell’Art Brut, Aloïse Corbaz, confinata in manicomio poco più che trentenne per schizofrenia, è riuscita a trovare soprattutto nel disegno uno spazio di rinascita e creatività. Come nei fogli, spesso cuciti insieme, dove procaci cantanti liriche, coppie di amanti, personaggi teatrali sono protagonisti di un universo colorato e fortemente allusivo.

Sarah Palermo

Occhi azzurri che scrutano un mondo immaginario, seducenti damine che popolano raffinati ambienti abitati da personaggi storici, coppie di innamorati e protagonisti di opere liriche. Così si presenta l’arte di Aloïse Corbaz.

Settima di otto figli, nata nel 1886 a Losanna, in Svizzera, Aloïse è una donna alta, bella e con maniere molto distinte. Figlia di un impiegato delle poste, proviene da un contesto familiare semplice, segue i suoi studi fino a diplomarsi in musica. Nel 1911, dopo una delusione d’amore, si trasferisce a Potsdam vicino a Berlino, per lavorare come governante alla corte tedesca di Guglielmo II di Prussia, per il quale sviluppa una forte infatuazione. Nel 1914, anno della dichiarazione di guerra con cui ha inizio il primo conflitto mondiale, comincia a manifestare disturbi comportamentali e, una volta tornata a Losanna, viene ricoverata in ospedale con diagnosi di schizofrenia paranoica. A soli trentadue anni, nel 1918, il suo stato mentale sempre più agitato indurrà la famiglia a portarla alla clinica elvetica di Cery dove rimarrà fino al 1920 quando sarà internata al La Rosière, a Gimel, sempre in Svizzera, fino alla fine della sua vita nel 1964. Durante questo lungo periodo la bella signorina dai capelli rossi si trasforma, con il passare del tempo, in un’austera e canuta signora. Fu durante il suo ricovero che sviluppò la sua frenetica fantasia artistica, prima disegnando su biglietti di carta poi su fogli di grande formato cuciti tra loro con ago e filo.

Questa attività rappresentò una forza vitale, quasi mistica, che la condusse a manifestare il suo potenziale creativo nella massima libertà. Il simbolismo di Aloïse, a prima vista, sembra essere poco più che un accostamento di colori vivaci, la gioia del disegnare viene espressa in maniera piena con personaggi teatrali e figure circensi, frutto dalla sua realtà interiore. Lo psichiatra Hans Steck, allora direttore dell’ospedale di Cery, e la giovane dottoressa Jacqueline Porret-Forel strinsero amicizia con Aloïse sin dal 1941 e la incoraggiarono a disegnare procurandole gli strumenti per la sua arte.


Cloisonné de théâtre (1950), particolare, Villeneuve d’Ascq, Lam - Lille Métropole Musée d’Art Moderne, d’Art Contemporain et d’Art Brut.