Chi fosse arrivato ad Amsterdam via mare, in un qualunque giorno del secolo XVII, sarebbe sbarcato su una delle banchine a nord della città e, una volta sceso a terra, sarebbe stato accolto dalla piccola folla di prostitute che in quei quartieri a ridosso del porto viveva e lavorava.
Chi arrivasse oggi, in treno, si troverebbe più o meno nella stessa zona e, lasciando alla propria destra il bacino del Damrak per dirigersi verso est, in pochi passi raggiungerebbe quello che oggi è il Distretto a luci rosse, uno dei pochi luoghi in Europa a poter vantare una secolare continuità di esercizio delle stesse attività.
Attività che non erano e non sono evidentemente una peculiarità olandese né nascevano in quel tempo ma che nel XVII secolo avevano fatto di
Amsterdam una delle città più famose in questo tipo di offerta, al punto che nel 1681 un libriccino dal titolo ‘t Amsterdamsch Hoerdom (Le
prostitute di Amsterdam) divenne in breve un bestseller, con molte ristampe ed edizioni in lingua straniera; era un manuale illustrato che forniva
ai visitatori informazioni dettagliate sui luoghi, gli esercizi e le specialità (e anche i pericoli) che si potevano trovare nell’intrico di vicoli
e canali che tuttora circondano la Oude Kerk.
La pittura di genere olandese del periodo non tardò a cogliere nel fenomeno una nuova opportunità creativa e commerciale, e nacque un nuovo genere,
i “bordeeltjes”, le scene di bordello. Cercheremo qui brevemente di circoscriverne i contorni, di capire a quale pubblico fossero destinati quei
dipinti, qual era il loro scopo e fino a che punto rappresentavano una situazione reale.
