Attribuito a Jan van Eyck e alla sua bottega, che l’avrebbe ultimato, il
San Girolamo nello studio (1442, olio su carta montata su tavola conservato a Detroit) è impostato secondo un’iconografia umanistica. Il
dipinto presenta in un piccolo formato rettangolare (cm 20,6 x 13,3) uno spazio emblematico, con il santo intento alla lettura in uno studio ove,
accanto al leggio, si riconoscono una clessidra, un cannocchiale, una riga, un’ampolla, un astrolabio, strumenti per la scrittura nonché diversi
libri su un ripiano. Due moduli quadrati sovrapposti - la scrivania e la parete di fondo - definiscono un luogo ristretto ma non angusto. La
caratterizzazione umanistica dello studio del santo è accompagnata da una costruzione dello spazio attraverso elementi diagonali e divergenti:
l’incrocio di queste divergenze, più che condurre lo sguardo verso il focus della scena, libera l’occhio dell’osservatore da costrizioni
prevalentemente bidimensionali ampliando il volume immaginario dello studio.
Se la rettangolare finestra a vetri modula la luminosità come
policromia di un’illuminazione divina, il piccolo dipinto costituisce una sorta di “assemblage” in grado di riunire elementi ripresi e rimodulati in
composizioni sullo stesso soggetto di origine italiana o straniera: si pensi al San Girolamo nello studio del Ghirlandaio, affresco del 1480 per la
chiesa di Ognissanti a Firenze, con analoga inquadratura dello spazio riservato alla riflessione e profusione di oggetti tra scrittoio e ripiani.
Con questa piccola scena fiamminga si costruisce e si delimita, in termini concettuali, lo spazio della rielaborazione intellettuale come cellula
umanisticamente configurata. In termini pittorici, prospettiva atmosferica, precisione realistica e padronanza dei dettagli consentono all’artista
di definire una scena nella quale elementi di luce e zona d’ombra articolano volumi che riempiono lo spazio illusorio di oggetti che non sono puri
simboli ma si offrono nella figura della loro concretezza. E il leone rappresentato accanto al santo, oltre a riconnettersi all’episodio della spina
e della gratitudine dell’animale, è figura di una dualità, come a rendere visibile che, anche in assenza di una umana “societas”, non si è mai del
tutto soli purché la mente e la coscienza siano vigili.
