le mostre al Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam hanno in comune un certo tasso di complessità e
allestimenti fortemente caratterizzati. Il fatto di essere mostre “difficili” non comporta necessariamente scarso appeal presso il pubblico: la
mostra su Kokoschka dello scorso anno ha avuto 100mila visitatori. E l’allestimento aiuta: lo spazio disponibile, sempre lo stesso, ampio e lineare,
si modifica di volta in volta a distinguere nitidamente le sezioni, a comporre i percorsi, a evidenziare (senza inutili forzature di
spettacolarizzazione) i pezzi forti. La stessa cosa accade per la mostra in corso, Brancusi, Rosso, Man Ray. Framing sculpture, che
inquadra, appunto, in una prospettiva unica l’opera di tre artisti molto diversi fra loro.
E qui sta il punto nodale che necessita di un
chiarimento: cosa hanno in comune? Perché questo accostamento? È quello che cercheremo di chiarire qui anche grazie a uno dei due curatori della
mostra (insieme a Peter van der Coelen), Francesco Stocchi - italiano, da due anni al Boijmans per occuparsi di arte moderna e contemporanea - che
ci ha accompagnato attraverso le tre sezioni dell’esposizione, una per ciascuno dei protagonisti.
Medardo Rosso nasce a Torino nel 1858 e
muore a Milano nel 1928. Constantin Brancusi nasce a Pestisani in Romania nel 1876 e muore a Parigi nel 1957. Man Ray nasce a Filadelfia nel 1890 e
muore a Parigi nel 1976. In comune c’è intanto un luogo, Parigi, in cui tutti finiscono per passare anni importanti della loro vita. Rosso ci va nel
1883, frequenta ambienti impressionisti, ma si tratterà di soggiorni tanto fondamentali quanto brevi. Brancusi arriva nel 1904 (quando Rosso se ne è
appena andato) e finisce per farne la propria città di adozione. Man Ray farà lo stesso (a parte la parentesi della seconda guerra mondiale) a
partire dal 1920. Gli unici ad avere una conoscenza diretta fra loro sono quindi Man Ray e Brancusi. Eppure la mostra mette in luce una specie di
armonia fra opposti e un legame che si evidenzia via via che se ne segue il percorso. Questo legame è costituito dalla fotografia, mezzo che tutti e
tre hanno utilizzato in relazione al proprio lavoro creativo, seppure per fini e con modalità differenti. Immagini che in mostra sono messe in
relazione diretta (o indiretta) con le sculture.
