Grandi mostre. 3 
Un Cinquecento inquieto a Conegliano

il fuoco
dell'arte

Piccola sì ma talmente vivace da essere un crocevia culturale di straordinaria importanza. Così appare, nel Cinquecento, Conegliano, dove artisti e letterati affermano il loro talento in un clima politico e religioso segnato da gravi tensioni e dalla dura macchina dell’Inquisizione. La ricchezza di quel secolo è ora al centro dell’esposizione di palazzo Sarcinelli, descritta qui da uno dei curatori.

Giandomenico Romanelli

cosa succede a Conegliano dopo Cima da Conegliano? La domanda non è oziosa e potrebbe riferirsi sia alla storia di una piccola città e del suo territorio nel Cinquecento; sia all'oggi e alle acquisizioni culturali recenti che rischiano di andar disperse, proprio a cominciare dalla fortunata mostra dedicata a Cima nel 2010. L'esposizione di oggi - Un Cinquecento inquieto. Da Cima da Conegliano al rogo di Riccardo Perucolo - alza il sipario su un palcoscenico di straordinario interesse: una città di piccole dimensioni ma di grandi ambizioni e di ancor più clamorose esperienze. Non solo nel campo delle arti figurative, quella pittura coneglianese che vede all'opera artisti di differente matrice culturale ma che fornisce altres“ opportunit^ e stimoli per divenire scena e, insieme, laboratorio; ma anche nelle lettere e nella ricerca filosofica in territori di confine e addirittura in pericolosi crinali del sapere e dello sperimentare; come pure nel campo religioso, toccato e investito dal ciclone della Riforma e dalla non meno sconvolgente burrasca della Controriforma, con tutto il seguito di grande attivit ^ di tribunali e giudici, di punizioni, abiure e condanne. E proprio una condanna si pone quale termine di riferimento, come punto d'arrivo di alcuni decenni agitati e creativi: quella di Riccardo Perucolo, piccolo ma indomito frescante bruciato in piazza a Conegliano a fine febbraio 1568, in una vicenda drammatica e terribile di presunta eresia, che gi^ ventÕanni or sono ha ispirato un libro non meno rigoroso che emozionante di Lionello Puppi, Un trono di fuoco (Roma 1995). Su questo scenario si sviluppa un'avventura che vede affacciarsi personalit^ di primo piano e attori locali, antica nobiltà feudale e ambizioni "borghesi", poeti dilettanti e intellettuali di portata internazionale.

Incuneata quasi tra Lombardia e Friuli e sollecitata dallo specchio veneziano, Conegliano si sottopone a un aggiornamento profondo e radicale



La presenza di artisti "lombardi" è, Cima ancora attivo, assai importante: Antonio Solario, Francesco da Milano e Giovanni Agostino da Lodi e altri ancora; ma l'arrivo di Pordenone Ð che qui vive la sua maturazione in una metamorfosi di portata strepitosa Ð sottopone la culrelitura locale a un impressionante “tour de force”. Intanto Tiziano attraversava di frequente queste terre - lasciando tangibili tracce - per curare i suoi interessi tra Ceneda e Serravalle e per raggiungere i suoi interlocutori imperiali. Incuneata quasi tra Lombardia e Friuli e sollecitata dallo specchio veneziano, Conegliano si sottopone a un aggiornamento profondo e radicale, anche se non mancano botteghe che coltivano più modesti sogni di “refoulements” nostalgici.


Francesco da Milano, particolare del pannello di sinistra del trittico con San Rocco, san Sebastiano, san Nicola da Bari (1512), Caneva (Pordenone), chiesa arcipretale di San Tommaso Apostolo.