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ntro la cultura figurativa del Quattrocento, che a Firenze consacra e diffonde l’idea della bellezza, della rappresentazione armonica ed equilibrata delle forme e dei sentimenti, servendosi del canone classico recuperato in forma idealizzante e selettiva, si dipana anche un filone sotterraneo e alternativo, non apollineo, ma dionisiaco, eccessivo, inaspettato, umorale. In parallelo al tentativo da parte di Leonardo di rappresentare la bellezza assoluta e la perfezione armonica, la cui codificazione ideale potrebbe essere vista proprio nell’Homo ad circulum, gli studi fisionomici e i disegni di teste caricaturali irrompono come una novità assoluta e straordinaria. Le fisionomie grottesche e i temi comico-umoristico-burleschi erano già diffusi nell’ambiente fiorentino, come dimostra un gruppo di disegni attribuito a Verrocchio( 1). Ne seguiva una predilezione per il gusto nordico, la cui presenza era assicurata sia da opere d’arte - come i dipinti e i “panni fiandreschi” - importate dai banchieri fiorentini che esercitavano la propria attività a Nord delle Alpi, sia dall’ampia circolazione di stampe e incisioni fiamminghe. Anche le immagini di Leonardo conobbero una straordinaria fortuna, tanto da essere già note all’inizio del Cinquecento nei Paesi Bassi come testimoniano le traduzioni in pittura di Quentin Metsys, capostipite della scuola di Anversa. Oltre alla Vergine col Bambino in un paesaggio (Poznan´ , Muzeum Narodowe), in cui Metsys riprende la Sant’Anna di Leonardo, si assiste a una comunanza fra i due nell’ambito del grottesco.Uno dei temi privilegiati è quello dell’adescamento, sviluppato da Mestys in due versioni: la Coppia mal assortita di Washington e il Matrimonio grottesco del museo di San Paolo del Brasile. Quest’ultimo doveva basarsi su un perduto disegno di Leonardo reso poi noto dalle copie di Georg Hoefnagel (1602) e di Wenceslaus Hollar (1646), anche se Metsys doveva aver ben presente sia la composizione passata in area veneta con Andrea Zuan attorno al 1505, sia i disegni RL 12495 e 12449(2). È nelle teste grottesche che le “deformis formositas ac formosa deformitas” prendono il sopravvento.
