ferro battuto, legno e mosaico, stiamo entrando in una casa tipica della Milano bene anni Trenta. Progetto di Piero Portaluppi, marmo grigio accogliente e marezzato sulla scala, i muri paiono quasi caldi, salgo al secondo piano. I coniugi mi accolgono all’ingresso, l’ingegner Antonio Boschi e la moglie Marieda Di Stefano, artista, ritratti da Gianni Dova. Due tele sobrie, dalla cornice sottile, che ci introducono alla loro collezione importante e familiare allo stesso tempo, domestica e museale, altisonante ma mai altezzosa. Pittura, scultura e disegno italiani dai primi del Novecento agli anni Sessanta.
La collezione porta i nomi di entrambi perché è un’«opera comune nel senso totale» diceva Boschi, ricordando la moglie, scomparsa nel 1968. «In senso
materiale con le implicazioni di decisioni, di applicazione, di sacrifici finanziari e conseguenti rinunce in altri campi; e in quello artistico come
concordanze di gusti, di indirizzi, di scelte».