La pagina nera      


IL CRIVELLI CRIVELLATO
DALLO SPONSOR VIEN SALVATO

Un acuto imprenditore ha finanziato il restauro, tuttora in corso, del Polittico di Sant’Emidio, conservato nell’omonima cattedrale di Ascoli Piceno e realizzato da Carlo Crivelli. Intervento necessario (il precedente cinquant’anni fa) per recuperare l’opera colpita da un esercito di tarli, di cui nessuno si era accorto: il capolavoro non era nemmeno tra le priorità.

di Fabio Isman

Per quasi trent’anni, fino al 1495 quando muore avendone presumibilmente più di sessanta, «non c’era, in tutte le Marche, bottega paragonabile alla sua», scrive Anna Bovero; eppure, Giorgio Vasari lo ignora; e, assai più tardi, anche John Ruskin. Per primi lo citano, ma già nel Seicento, i veneziani Carlo Ridolfi e Marco Boschini; un secolo dopo, l’abate Luigi Lanzi; la prima monografia di Carlo Crivelli (nato forse nel 1430 - 1495) è appena del 1900. Ma oggi, non c’è importante museo al mondo che non vanti qualche opera del pittore italiano; «il suo recupero è in parte dovuto proprio alla dispersione subita nel XIX secolo. Prima Napoleone, poi il cardinale Joseph Fesch, e gli antiquari di Europa e di America, compirono un vero massacro dei suoi polittici », scrive Pietro Zampetti. I pannelli, dispersi nei siti più diversi, tanto che spesso è difficile perfino ricomporli. Quello di Porto San Giorgio (Fermo), spartito in sette luoghi, sulle due sponde dell’Atlantico; quello di Montefiore dell’Aso (Fermo), diviso in otto musei, e soltanto sei tavole delle trentacinque della “macchina” sono rimaste nella chiesa di Santa Lucia, mentre alcune, non si sa nemmeno se tre o cinque, sono andate perdute. Un autentico disastro.


Carlo Crivelli, Polittico di Sant’Emidio (1473), Ascoli Piceno, cattedrale di Sant’Emidio, cappella del Santissimo Sacramento.