In via Tadino 26, nell’uggioso e forse un po’ depresso scorso inverno milanese, per un intero mese, dal 10 di gennaio al 9 di febbraio, la Fondazione Mudima si è trasformata nel Bistrot di Santa Marta, un progetto di Daniel Spoerri (1930) intitolato alla santa patrona delle casalinghe, delle cuoche, delle domestiche, di tutti gli osti, albergatori e ristoratori.
Il progetto si inserisce nella peculiare pratica artistica di Spoerri di ideare situazioni conviviali e banchetti nella forma di veri e propri spazi-ristorante - celebrando in modo performativo, e del tutto naturale, il “fluxus” di una ritualità collettiva quotidiana - per tentare poi di arrestarla, come in un fermo-immagine, nei suoi “tableaux-piège” (quadri trappola).
Ne parliamo con Gino di Maggio, fondatore e direttore di Mudima, amico di Spoerri sin dai primi anni del Nouveau Réalisme e promotore del progetto.
Il bistrot di Santa Marta è nato con uno spirito sportivo. Da tempo tentavo di sollecitare Daniel a tornare a Milano con un suo progetto-ristorante: dopo gli storici banchetti nel 1970 e nel 1975, passati ormai quarant’anni, pensavo fosse importante consacrare Milano quale città europea che ha ospitato più banchetti di Spoerri. Quello in occasione del decimo anniversario del Nouveau Réalisme, il 19 novembre 1970, era stato epocale e si era consumato al ristorante Biffi sotto il titolo L’ultima cena: banchetto funebre del Nouveau Réalisme, come apoteosi di una serie di celebrazioni memorabili: dalla storica mostra alla Rotonda della Besana alla performance di Christo in piazza della Scala, all’autodistruzione della Vittoria di Tinguely, ai “tiri di pittura” di Niki de Saint Phalle in galleria Vittorio Emanuele, e ai manifesti lacerati da Mimmo Rotella su un muro di piazza Formentini.
