La passione pervade la vita e l’opera dell’artista messicana, determina la militanza nella lotta per la liberazione del suo popolo, alimenta la battaglia ideale a fianco dei campesinos guidati da Pancho Villa, e nutre l’amore testardo e duraturo per il pittore della rivoluzione, il grande Diego Rivera. Ma c’è un altro lato occultato costantemente da Frida, un probabile abuso infantile, cui allude una poesia scritta a quindici anni: «Lui mi seguiva, io finii per piangere», che spiegherebbe l’autoanalisi condotta attraverso l’arte, in vista di una catarsi, alla ricerca della propria identità sessuale. C’è infatti in Frida un costante dualismo e conflitto tra maschile e femminile, che spiega sia l’influenza della figura paterna sia l’attrazione per l’uomo forte sostitutivo del padre, come anche il rifugio nel femminile, in quella «amica ideale» ricorrente nel suo Diario intimo, presente in alcuni dipinti come alter ego. Una personalità androgina, che amava farsi ritrarre in abiti maschili dal padre, e autoritrarsi con i baffi o con i capelli corti.
La sua opera non può essere giudicata come espressione di un’arte popolare di sapore naïf ma come una finestra su un’anima ferita: il ricorso alla simbologia fantastica poteva essere equivocato come una forma di esibizionismo narcisistico ma, in occasione della mostra parigina del 1939, Frida rifiutò questa etichetta, affermando di dipingere la realtà, non i sogni, senza realizzare che la sua era una realtà interiore da identificare con l’inconscio affiorante alla luce di volta in volta.
Per Frida il pennello è una penna per scrivere e sono significative le scritte da lei poste sopra o ai margini dei suoi dipinti, segno della sua espressa volontà di fissare alcuni fatti significativi come il matrimonio con Rivera, il tradimento di lui assimilato a un delitto, il taglio dei capelli dopo il divorzio, e la loro ricrescita dopo il secondo matrimonio con Rivera. I suoi autoritratti sono quasi sempre frontali e denotano l’abitudine contratta fin da bambina di posare davanti alla macchina da presa del padre, Guillermo Kahlo, provetto fotografo: da lui Frida deriverà la focalizzazione cruda e veristica delle figure.
