Luigi Magnani (1906-1984), uno dei massimi collezionisti di opere d’arte al mondo, nella sua casa realizzò un vero pantheon dei grandi artisti di ogni epoca, un tempio che si andò animando lentamente con l’acquisizione di dipinti, sculture e arredi unici: dai cinquanta Morandi, che l’autore disponeva personalmente alle pareti in segno di amicizia, al Dürer, ritrovato in un convento di clausura, al Tiziano fiammeggiante di colore, al Goya più importante al di fuori del Prado, consolazione del mancato acquisto di un Caravaggio, fino al Monet, ai Renoir, ai Cézanne e al Canova degli ultimi anni della sua vita, in un processo di identificazione spirituale con le opere che giungevano ad abitare la sua dimora come la scena della sua vita intellettuale.
La Fondazione Magnani-Rocca, col titolo L’ultimo romantico, propone fino al 13 dicembre un ricchissimo omaggio espositivo al suo creatore, e lo
fa proprio nella dimora che Magnani trasformò in una casa-museo sontuosa e sorprendente, la Villa dei capolavori a Mamiano di Traversetolo, nel
Parmense. Uomo di cultura tra i grandi della sua epoca, Magnani può essere legittimamente assunto a testimone di
Parma capitale italiana della cultura 2020+2021, sotto la cui egida la mostra si svolge.
La figura di Magnani, studioso d’arte, musicologo, scrittore e co-fondatore di Italia Nostra, è raccontata con oltre cento opere provenienti da celebri
musei e prestigiose collezioni, esposte negli ambienti dello splendido edificio destinati alle mostre temporanee, in parallelo alla sua raccolta d’arte
permanente, allestita nei saloni storici della villa; si ricrea così quel dialogo, che egli tanto amò, tra la pittura, la musica, la letteratura, e si
scoprono i suoi interessi e le personalità di cui fu sodale o alle quali si appassionò.
