Annotava Marco Valsecchi - unico commissario italiano nella giuria che aveva assegnato il Grand Prix per la pittura a Giorgio Morandi alla IV Biennale di San Paolo del 1957 - a penna, in calce alla propria relazione dattiloscritta per il presidente della Biennale di Venezia: «In modo particolare debbo segnalarle il prezioso contributo in tutti i modi offerto alla sezione italiana da Francisco Matarazzo Sobrinho, presidente della Biennale, e dal dott. Arturo Profili [segretario], più volte nominato». La prova di questa ammirazione e quasi deferenza per l’arte italiana a suo dire era che fin dalla prima delle tre votazioni necessarie a proclamare Morandi vincitore con quindici voti sui sedici disponibili, i cinque commissari brasiliani avevano votato compatti a favore dell’artista bolognese; anche se, fatto probabilmente determinante nell’orientare il giudizio favorevole degli altri nelle successive votazioni, per Morandi fin da subito s’era espresso Alfred H. Barr Jr., autorevole direttore del MoMA - Museum of Modern Art di New York.
Ma chi era Francisco Matarazzo Sobrinho? Discendente di un’antica e nobile famiglia napoletana trasferitasi in Brasile nel XIX secolo, con lo zio omonimo Francisco Matarazzo (“Sobrinho” in lingua portoghese vuol dire appunto nipote) dà vita a un vero e proprio impero industriale e finanziario: si pensi che in un articolo su “Epoca” del 1958 lo si stimava formato da trecento fabbriche, compagnie di navigazione, banche, fattorie e raffinerie di petrolio.

