La pagina nera


suL coLLe deL poeta
IL fabbrIcar sI vIeta

di Fabio Isman

Che cosa nasconde il colle dell’Infinito, a Recanati? Una battaglia per difenderlo, ricorsi, “querelle” e anche qualche licenziamento.

L'Italia, per fortuna, è piena di luoghi rimasti abbastanza incontaminati; di paesaggi che hanno resistito agli assalti del moderno di basso livello, dell’industria, ma anche della scempiaggine umana. In provincia di Macerata ce n’è uno, quasi emblematico. In sé, riassume infatti tutte le caratteristiche di qualcosa da salvare a ogni costo. È tra le poche isole di verde rimaste intatte in prossimità del centro storico di una città, e nel passato ha ispirato uno tra i maggiori e più famosi poeti ma è in serio pericolo. È oggetto di non pochi attacchi: qualcuno vorrebbe stravolgerlo, demolire il poco che c’è per ricostruirlo. E, dieci anni fa, è stato perfino probabile concausa della rimozione di un paio di dirigenti. Insomma, una “cartina di tornasole” di quanto accade al paesaggio italiano, s’intende quello finora preservato e ancora assolutamente da difendere. Il luogo è a Recanati, e il poeta, manco a dirlo, Leopardi. La verde collinetta, ancora intatta, si chiama monte Tabor, ma è assai più nota come il colle dell’Infinito. Perché qui, quando era appena ventenne e già macerato, il conte Giacomo Taldegardo Francesco di Sales Saverio Pietro (1798-1837) scrive i suoi versi forse più famosi. Da lontano, si traguarda anche la torre del Passero solitario.


Domenico Morelli, Ritratto di Giacomo Leopardi (eseguito post mortem, 1845), Recanati, Centro nazionale di studi leopardiani.