Grandi mostre. 2
Carla Accardi a Milano

UN’ASTRATTISTA
DOC

L’ampia retrospettiva dedicata a Carla Accardi nelle sale del Museo del Novecento offre, come ci racconta qui una delle curatrici, una lettura approfondita degli ambienti con i quali l’artista trapanese ha interagito e delle relazioni (con critici, galleristi, artisti) intessute durante la sua vita, al fine di ricostruire in modo puntuale lo sviluppo del suo processo creativo.


Giorgia Gastaldon

La mostra - a cura di Maria Grazia Messina e Anna Maria Montaldo, con Giorgia Gastaldon - che il Museo del Novecento di Milano dedica a Carla Accardi, attraverso settanta opere circa, oltre a fotografie e documenti dell’Archivio Accardi Sanfilippo, porta non a caso nel titolo la parola “contesti”, al plurale, perché ha come obiettivo un’analisi del lavoro di quest’artista italiana e delle reti - artistiche, critiche, ispirazionali e personali - di cui ha fatto parte nelle varie fasi della sua vita e della sua carriera.

La scelta delle opere incluse negli allestimenti di questa retrospettiva testimonia infatti la partecipazione di Accardi a un gran numero di rassegne e mostre personali e collettive, di grande prestigio e importanza, italiane e internazionali, avvicedatesi fin dai tempi dei suoi esordi espositivi. Questo perché Accardi rappresentò, fin da subito e con grande qualità, una delle rare ambasciatrici dell’arte astratta italiana oltre confine, in Europa e negli Stati Uniti. Fondamentale fu infatti, in questo senso, il suo incontro con Michel Tapié, critico francese di grandissima importanza, che ne incluse subito le opere in mostre internazionali particolarmente aggiornate. In aggiunta, la notevole quantità di documenti esposti in mostra restituisce proprio la ricchezza dei confronti di Accardi con i critici, i galleristi, gli altri artisti, conosciuti di persona nei propri viaggi, o studiati nei musei e sui libri.


«Il rapporto della tecnica con l’opera d’arte è sempre stato un rapporto di contemporaneità»
Carla Accardi


Il catalogo Electa che accompagna questa retrospettiva non è in tal senso da meno. I saggi proposti accostano infatti il lavoro di Accardi con quello di altri artisti, in un excursus storico di grande respiro (Maria Grazia Messina) o attraverso l’analisi di singoli nuclei operativi (Laura Iamurri e Francesco Tedeschi). Non è tralasciato nemmeno il rapporto con la critica, in un contributo che intreccia le tante interviste e prese di posizione di Accardi con le interpretazioni del suo lavoro da parte appunto degli stessi critici (Giorgia Gastaldon).