Grandi mostre. 3
Van Gogh a Padova

CONTEMPLANDO
LA NATURA

Inquieto, tormentato, schivo ma anche sensibile e gentile, Van Gogh è protagonista di una mostra volta a sondare il suo carattere e a ricostruire la sua vita in un serrato intreccio con la sua ricerca artistica. Ce ne parla qui il curatore.

Marco Goldin

Una domanda forse paradossale, nella sua semplicità: com’era Van Gogh? La mostra di Padova cerca di spiegarlo, ancor meglio che raccontarlo. Attraverso tanti capolavori, sia della pittura sia del disegno e con il riferimento continuo alle lettere, scritte non solo al fratello Theo ma anche ad altri. Pittori come Gauguin, Bernard e Signac, componenti della famiglia come la madre o la prediletta sorella Wil, o gli amici di Arles, dal postino Roulin ai gestori del Café de la Gare, i coniugi Ginoux. Una mostra che non ha desiderio di vuoto sensazionalismo ma vuole unire la bellezza e la qualità delle opere alla precisione nella ricostruzione della vita.

Com’era dunque Van Gogh? Theo scrive così a Wil: «È come se in lui ci fossero due persone differenti, una meravigliosamente dotata, sensibile e gentile, e l’altra fredda ed egoista. Queste due persone si alternano, tanto che la prima segue un modo di ragionare e poi arriva la seconda, e sempre con argomentazioni favorevoli o contrarie. È un vero peccato che egli sia il peggior nemico di se stesso, perché in questo modo non solo rende difficile la vita agli altri, ma soprattutto la complica a sé».