Non infrange la nostra regola d’oro: “non abbiate nulla nelle vostre case che non sappiate essere utile o non crediate che sia bello”». In questa lunga citazione c’è tutto il senso dell’attività artistica e commerciale di Morris, in cui ottimismo e utopia erano al servizio di una crociata contro la terribile banalità, grossolanità, conformismo dell’estetica vittoriana imperante. Cui si opponevano oggetti come la semplice sedia con seduta in paglia, originaria di un villaggio del Sussex, che Morris seppe trasformare in un esemplare di mobilio di un’essenzialità e modernità universali.
Non a caso Morris cita i muri, perché è dai muri che bisogna partire nel considerare la decorazione di una casa: «perché sono i muri che fanno la tua casa, e se non fai qualche sacrificio in loro favore, troverai che le tue stanze hanno sempre qualcosa di improvvisato». Come “chief designer” e responsabile di tutta la produzione della ditta, Morris con la sua nevrotica energia copriva un meraviglioso raggio di attività spaziando nei più diversi settori: il ricamo, il mobilio, la carta da parati e la decorazione murale, i tessuti stampati e filati, e verso la fine della sua vita volle misurarsi con un’ultima sfida: la stampa e la confezione del libro nella sua Kelmscott Press. Il lavoro lo compensava dell’infelicità del suo matrimonio e del senso di colpa per aver trasmesso alla figlia più giovane l’epilessia in maniera devastante. In tutte le sfere della sua attività Morris derivò l’ispirazione dalla natura e dal passato, ma soprattutto dalla natura. Come disegnatore di temi naturalistici e floreali, il suo lavoro è descrittivo ed evocativo insieme del mondo naturale come il meglio dei suoi scritti: entrambi sorgono da un’intensa empatia con la natura e da ore di dettagliata osservazione di tutto quello in cui essa si esprime.