Blow up


capellini,
capitale umano,
xerra

di Alberta Gnugnoli

Lorenzo Capellini. Vita e sguardi di un fotografo (Genova, Palazzo ducale, fino al 21 settembre, www.palazzoducale.genova.it) ripercorre con oltre duecento scatti la carriera dell’artista genovese che ha fatto della fotografia il mezzo privilegiato per conoscere e documentare il Novecento artistico e letterario. Un percorso iniziato nel 1958 a Londra e proseguito, attraverso i suoi innumerevoli viaggi, in molti paesi del mondo testimoni dei suoi emozionanti reportage. Collaboratore di giornali e riviste inglesi e italiane, come “Il Mondo” di Pannunzio, Capellini ha dato prova della sua abilità anche attraverso splendide immagini di personaggi a lui legati da sincera amicizia: Alberto Moravia, Giò Pomodoro, Giuseppe Ungaretti, solo per citarne alcuni. 

Capitale umano nell’industria (Bologna, Fondazione MAST, fino al 30 agosto, www.mast.org) racconta con duecentocinquantaquattro fotografie, appartenenti alla collezione della Fondazione MAST, l’evoluzione del lavoro dall’Ottocento a oggi, radicalmente trasformato dall’incalzante processo industriale e tecnologico. Le condizioni di vita nelle miniere, nelle aziende meccaniche, metallurgiche, tessili, gli aspetti gerarchici (imprenditori, manager, operai) sono alcuni temi colti anche dall’obiettivo di famosi fotografi come Doisneau, Bourke-White e Lessing. 

Gionata Xerra. Travellers. Esperienze, racconti, immagini, sguardi (Acireale, Galleria Credito siciliano, dal 29 luglio all’11 ottobre, www.creval.it) è un’esposizione dedicata al viaggio, esperienza di vita spesso dettata dalla necessità di trovare un’esistenza migliore. Due installazioni e dodici fotografie di grande formato dove sono raffigurati uomini, donne, bambini senza indumenti che fuoriescono da valigie, simboli di migrazioni, spesso dolorose, ancora oggi frequenti nella nostra società. «Con intelligenza e forza espressiva, Xerra sembra parlare di altri, ma in realtà - costrigendoci a esercizi di immedesimazione - parla di noi, di come avremmo potuto essere e, più in generale, della nostra comune umanità».


Lorenzo Capellini, Marisa Berenson (2000).