All’interno della Storia dell’arte italiana pubblicata da Einaudi, Federico Zeri dedicò nel 1980 un illuminante saggio ai francobolli italiani; un racconto tra iconografia e iconologia, ideologia e grafica, dagli antichi stati al 1948. Tra gli autori di francobolli della penisola troviamo figure come Balla e Cambellotti, Sartorio e Marussig, ma il fenomeno non è solo italiano, e anche all’estero celebri artisti si cimentano nello stesso campo: il caso forse più noto è quello di Alphonse Mucha, autore tra il 1918 e il 1919 di alcune delle prime serie cecoslovacche. Anche quando condensato in un formato minimo, il progetto grafico può dunque essere oggetto di studio e ricerca, riuscendo a veicolare con efficacia un messaggio a un pubblico vasto quanto eterogeneo.
A proposito di progetti millimetrici, un caso davvero singolare (quanto praticamente inedito) nella storia della grafica è quello che riguarda le etichette dei fiammiferi stampate nell’Est Europa, di fatto uno dei più diffusi documenti della cultura visiva di quei paesi. Davvero nulla di paragonabile alle etichette diffuse nel resto d’Europa: progettate e stampate direttamente dallo Stato, esse assolvevano una funzione innanzitutto politica.
Nel loro formato minimo erano uno straordinario strumento di informazione, educazione e propaganda, anche grazie a forme di collezionismo promosse direttamente dai governi, che ne resero possibile un’ampia circolazione anche tra i non fumatori, bambini compresi. Oltre che incollate sulle scatole di fiammiferi, si potevano trovare anche sciolte, in tutta la loro freschezza tipografica, grazie a particolari convenzioni tra gli stampatori e le numerose associazioni di collezionisti.

