Tra il 1370 e buona parte del Quattrocento, nei territori d’oltralpe (Francia, Germania, Inghilterra), si declina una proliferazione dei caratteri gotici, un arricchimento della sovrastruttura decorativa sotto l’impulso di una “magnifica follia” e di un’illimitata fantasia, con il moltiplicarsi di curve e di controcurve, con slanci simili a fiamme guizzanti negli archi, nelle finestre e nei portali. Si privilegia sempre più un andamento sinuoso delle linee architettoniche, con archi rampanti più sottili, dove le strutture murarie non portanti vengono riempite di trafori estremamente lavorati. La poesia dell’architettura è resa visibile nell’ornamento, dove un valore spirituale viene evocato attraverso un’idea manifesta del bello, espresso al di là della mera funzionalità. La sovrastruttura e la struttura divengono un’unità inscindibile. Oltre alla creazione di opere permanenti, in questo periodo si dà molto spazio e valore a un’attività atta a creare opere effimere (abiti, tessuti, carte da gioco, tarocchi, bandiere, drappi, scudi, armature, allestimenti per banchetti e feste), per cui gli artisti più affermati sono coinvolti per la creazione di oggettistica varia, sontuosi regali da inviare ad altre corti, per destare ammirazione e invidia. Nel Gotico internazionale e nel Gotico fiorito c’è uno scambio continuo tra pittura, scultura e alto artigianato, una predilezione per oggetti facilmente trasportabili (codici miniati, avori, oreficeria, arazzi, mobili, ceramiche, regali per la diplomazia) e larga diffusione di manufatti molto raffinati e preziosi. Vengono organizzate botteghe polivalenti in grado di soddisfare qualsiasi richiesta della committenza. Questa modalità viene seguita anche nelle corti del Rinascimento e del periodo manierista, e pure nelle corti del Barocco. Nel procedere a fiume carsico della storia, una modalità si inabissa per un po’ di tempo per poi riaffiorare anche a distanza di qualche secolo.
