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RivoluzionaRio
di Daniele Liberanome
Rivoluzionario. Nessun aggettivo descrive meglio l’opera di Jackson Pollock e il “dripping”, il suo innovativo modo di dipingere in cui il pennello non tocca la tela, ma schizza, gocciola, lancia colori sulla superficie fino a formare una composizione che riflette pienamente gli umori e le atmosfere del dopoguerra. Pollock è rivoluzionario come primo grande artista made in USA, più legato alla tradizione degli indiani Navajo che alle avanguardie europee del Novecento, ma capace di dare risposte forti e innovative a pulsioni che attraversavano gran parte della pittura e della scultura del Vecchio continente. I suoi quadri sono la quintessenza del movimento, superano la staticità della pittura tradizionale come spasmodicamente cercavano di fare i futuristi e poi Mondrian e altri; il suo “dripping”, con le sovrapposizioni materiche di colori, abbatte gli steccati fra pittura e scultura, come aspiravano a fare i grandi europei.
Quando era ancora in vita - e morì giovane, ubriaco, in un incidente - Pollock era già noto in ampi strati della ricca borghesia americana, e i suoi prezzi parevano eccessivi a più di un contemporaneo. Da allora l’ascesa non si è praticamente mai arrestata. Il record assoluto, in realtà, risale a qualche anno fa, fissato in una trattativa privata finita sotto i riflettori probabilmente per volontà del venditore, David Geffen, in continua ricerca di notorietà. Del resto, questo richiede la professione di Geffen, un produttore cinematografico di successo, che coltiva la passione del collezionismo di altissimo livello con acquisti supermilionari e vendite a forti plusvalenze. Si è così saputo che Geffen ha venduto al finanziere messicano David Martínez nel novembre 2006 il celebre Number 5 (1948) di Pollock, ricavandone 110 milioni di euro, che a quei tempi costituiva la cifra più alta mai pagata per un’opera d’arte. L’operazione si è svolta in privato, al riparo da sguardi indiscreti. Ma al di là di quella transazione mostruosa, i prezzi più elevati in asta si sono registrati proprio negli ultimi anni, a dimostrazione di un interesse crescente fra i collezionisti più ricchi.
Il top lot è Number 19 (1948), tanto intrigante da stregare Clement Greenberg, il teorico dell’intero movimento dell’espressionismo astratto di cui Pollock faceva parte. Greenberg indicò quel quadro come uno dei più interessanti esposti nella mostra della Betty Parsons Gallery di New York (Jackson Pollock, Recent Paintings, 24 gennaio - 12 febbraio 1949), quella che lanciò l’artista nella stretta cerchia dei grandissimi del dopoguerra. Ebbene, quell’opera era andata in asta da Christie’s a New York una prima volta il 4 maggio del 1994 ed era stata acquistata da un intenditore parigino per un importo pari a 1,6 milioni di euro. Era poi finita in una fondazione americana che il 15 maggio dello scorso anno l’ha riportata da Christie’s a New York. Stavolta il prezzo di aggiudicazione è stato addirittura di 44,4 milioni di euro, con un incremento di valore superiore al 130% all’anno per venti anni. Da far accapponare la pelle.
Anche la vendita di Number 16, datato 1949, ha catalizzato l’interesse: ben 24 milioni di euro pagati sempre da Christie’s a New York il 12 novembre 2013.
E che dire dei 31 milioni con cui è stato aggiudicato Number 4 il 13 novembre 2012 da Sotheby’s di New York? Tutte opere vendute nella Grande Mela, perché nonostante l’interesse verso Pollock sia ormai internazionale, i collezionisti disposti a tutto per avere una sua opera sono sempre degli yankee. Il comune denominatore delle opere multimilionarie di Pollock è la datazione, compresa fra il 1948 e il 1951, ossia i suoi anni d’oro, e la dimensione, sempre intorno ai 75 x 60 cm.
Quadri con caratteristiche diverse si scambiano per prezzi decisamente più bassi. Untitled (Landscape with Tree to Right), un paesaggio di sapore fauve del 1936, è passato di mano il 15 maggio dello scorso anno per appena 213mila euro, peraltro superando di gran lunga la stima massima fissata da Sotheby’s di New York. Ma le opere più amate dai collezionisti si fanno più rare: nel primo scorcio dell’ultimo anno, se ne sono viste ben poche. Le case d’asta, pur consce di non avere fra le mani dei capolavori, hanno sparato delle stime davvero stratosferiche contando sull’appeal del nome; i collezionisti, dal canto loro, hanno risposto con ordine, comprando a prezzi elevati, ma non folli. Black and White Painting del 1952, bello ma non come quelli del periodo d’oro 1948- 1951, è stato addirittura stimato fra 5,8 e 8,8 milioni di euro, confidando forse sulla provenienza dalla mitica Sidney Janis Gallery che nel dopoguerra fece la storia dell’arte newyorchese. L’aggiudicazione finale per oltre 6 milioni di euro (Sotheby’s, New York, 14 maggio 2014) è di tutto rispetto, e dimostra l’interesse, ma anche la competenza, dei collezionisti. Lo stesso dicasi per Number 5, Elegant Lady (1951), tanto poco interessante da non sembrare neanche un Pollock, aggiudicato da Christie’s di New York (13 maggio 2014) per oltre 8 milioni di euro, pur stimato fra gli 8,8 e i 13,2 milioni di euro. Ma non appena ricomparirà un capolavoro in asta, i prezzi riprenderanno a volare.

